Verona, Pomigliano e Torino


I corsi e i ricorsi della storia. Mi riferisco all’ipotesi di accordo sottoscritto, nei giorni scorsi, tra Fiat e organizzazioni sindacali, esclusa la Fiom. L’accordo del 14 febbraio 1984, definito di San Valentino, prevedeva la determinazione annuale del punto di contingenza, già allora la Cgil non firmò, giudicando la scelta non necessaria per ridurre l’inflazione, ma ritenendola un attacco alla classe operaia. Come se avere il portafoglio pieno di carta e non di soldi fosse sufficiente per salvaguardare il potere d’acquisto delle persone. Gli altri sindacati invece condivisero la scelta del Governo e di molti economisti tra cui Ezio Tarantella, che vedevano nell’inflazione il maggior nemico delle classi meno abbienti. In quell’occasione, la popolazione seppe capire e distinguere la propaganda politica dagli interventi concreti, rivolti a chi deve confrontarsi quotidianamente con le spese necessarie per vivere.

Pochi mesi fa, è accaduto di nuovo in Veneto. La Cgil non ha firmato l’accordo con la Regione per il finanziamento della Cassa integrazione in deroga anche per il 2011. Fatto grave e senza apparenti giustificazioni, considerando che solo nella provincia di Verona le ore di Cig in deroga autorizzate nel 2010 hanno superato i 4 milioni, permettendo a migliaia di lavoratori di non essere  licenziati e di godere dell’ammortizzatore sociale. Comodo non firmare e alzare la voce per qualsiasi motivo, tanto qualche altro sindacato responsabile firmerà l’accordo e i lavoratori non saranno licenziati.

E anche a Verona è successo di recente, quando la proposta della Cisl di dare un salario d’ingresso ai giovani disoccupati è stata criticata e rifiutata dalla Cgil perché sarebbe penalizzante per i giovani. Ma a un giovane già disoccupato cosa potrebbe accadere di più penalizzante? Un disoccupato che diritti ha, se non quello di un lavoro? E dare ai giovani la possibilità di entrare nel ciclo produttivo non li aiuterebbe a ritrovare la fiducia verso un futuro, che altrimenti sembra non esserci?

Questi sono tempi che non permettono giochi politici, momenti nei quali tutti sono chiamati a svolgere al meglio la propria funzione, in politica, nelle amministrazioni pubbliche, nell’impresa e nel sindacato per tutelare il lavoro, i giovani, le famiglie. Tutti si devono sentire partecipi per il ruolo che svolgono smettendola di ritenere che il proprio compito sia d’insegnare a gli altri cosa devono o non devono fare.

La posizione assunta dalla Fiom, prima su Pomigliano e poi su Mirafiori, è difficilmente comprensibile perché non tiene conto della grave situazione economica e occupazionale, che il nostro paese e tutto il mondo occidentale sta vivendo. Pare più interessata ad un riconoscimento di soggetto sociale catalizzatore del malcontento. Catalizzare il malcontento è importante, ma insufficiente se poi non si riesce  dare una risposta concreta. L’unità d’Italia, di cui quest’anno festeggeremo i 150 anni, è stata possibile perché voluta dal popolo e guidata da uomini coraggiosi e determinati. E proprio di uomini coraggiosi e determinati abbiamo bisogno ora come allora, uomini e donne liberi da pregiudizi e luoghi comuni, che collaborino per trovare una soluzione senza nascondersi nel tradizionale e inutile atteggiamento conservatore, incomprensibile per chi lavora ad un progetto di vita migliore.

Massimo Castellani
segretario generale CISL Verona


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