A Belluno 6 casi, 5 invece a Padova, Rovigo e Venezia. Uno in meno (4) a Treviso e Vicenza. A Verona ci si ferma a 3.
Sono questi i casi di infortunio mortale sul lavoro (esclusi quelli occorsi a lavoratori nel percorso casa-lavoro, detti “in itinere”, e quelli connessi alla circolazione stradale) che si sono verificati in Veneto nei primi otto mesi del 2011.
La statistica è dell’Osservatorio sicurezza sul lavoro di Vega Engineering (www.vegaengineering.com) che ha pubblicato un rapporto aggiornato sulle morti bianche. Il dettaglio dei dati prodotti aggiungono altre informazioni utili per capire le dimensioni del problema. Tutti i 32 casi riguardano maschi, in gran parte italiani. Nel 35% dei casi il lavoratore che ha perso la vita aveva 50 e più anni (4 gli ultrasettantenni). Numerosi infortuni sono avvenuti nel lavoro sui campi mentre altri casi hanno riguardato soprattutto persone occupate nel settore delle costruzioni. Non caso quindi le cause di morte più frequenti in assoluto (quasi 7 casi su 10) sono il ribaltamento dei veicolo in movimento (trattore o camion), la caduta dall’alto di gravi o, viceversa della persona (infortuni ricorrente dei cantieri edili e tra chi lavora sui tetti dei capannoni).
Chi sono i lavoratori che muoiono sul lavoro? Il rapporto non precisa questo aspetto ma i ricercatori di Vega Engineering confermano quanto già si può intendere dai dati descritti: tra i morti la percentuale di lavoratori autonomi è significativa. Si tratta di coltivatori diretti, spesso anziani (vedi fattore età) oppure di piccoli imprenditori artigiani.
Nel contesto nazionale dove, nello stesso periodo, si contano 348 eventi mortali il Veneto si colloca al secondo posto per numero di casi, preceduto dalla Lombardia (46 morti) e seguito da Emilia Romagna (30) e Sicilia (28). Una graduatoria influenzata evidentemente dal numero di occupati e dalla diffusione del lavoro agricolo. E’ quest’ultimo fattore a determinare, con tutta probabilità, il fatto che le regioni con il maggior tasso di mortalità sul lavoro (il rapporto tra casi mortali e numero di occupati) non riguarda quelle fortemente industrializzate ma, viceversa, quelle dove più consistente è, in proporzione agli occupati, l’attività agricola. Ecco così che le regioni a più alto tasso di mortalità sul lavoro sono l’Abruzzo ed il Molise, il Trentino, la Sicilia e la Sardegna e le principali cause di morte ed i settori del lavoro più pericolosi restano quelli già descritti per il Veneto. Eguale spiegazione potrebbe trovare anche il fatto che i mesi più pericolosi sono luglio ed ottobre.
A livello nazionale i lavoratori stranieri morti sul lavoro sono 42 (il 12%). Delle 16 nazionalità coinvolte 19 sono i romeni e 6 gli albanesi.
Fonte:Osservatorio sicurezza sul lavoro di Vega Engineering (www.vegaengineering.com)