Anche la manifestazione a difesa del settore termomeccanico veronese tenutasi per la vie di Legnago, dopo quella di San Bonifacio di sabato scorso, ha avuto un’importante partecipazione di lavoratrici e lavoratori. Hanno urlato la loro preoccupazione per il futuro occupazionale del settore più di 500 persone.
Si è ribadito il no alle disdette unilaterali della contrattazione aziendale effettuate dalla Ferroli, Sime e Riello con conseguenti tagli salariali anche del 30%.
“Dopo la stagione del mantenimento della redditività aziendale attraverso la svalutazione della moneta a scapito di investimenti e miglioramenti sui prodotti – sottolinea Massimiliano Nobis segretario del Fim Cisl di Verona – molte aziende del territorio adottano la scorciatoia della svalutazione dei salari. Inaccettabile”.
Alla manifestazione erano presenti anche molti delegati di altre realtà metalmeccaniche della zona preoccupati che quello che ora tocca ai loro colleghi, domani possa toccare anche a loro.
Ricevuti dal sindaco di Legnago e altri sindaci del comprensorio legnaghense i rappresentanti dei lavoratori hanno manifestato la loro preoccupazione sul futuro del settore termomeccanico che da lavoro a più di 3000 addetti compreso l’indotto e delle difficoltà economiche che dovranno affrontare i dipendenti delle tre aziende. Con la diminuzione dello stipendio del 30%.
“Mentre con la Riello si è riaperto il tavolo della trattativa – continua Nobis- per gestire la vertenza dei 71 esuberi e della disdetta del contratto aziendale, in Ferroli tutto tace. Saremo costretti a ricorrere alle vie legali per recuperare il taglio degli stipendi”.
I parlamentari presenti hanno confermato l’impegno preso a San Bonifacio sabato scorso di recuperare risorse per sostenere il rilancio del polo del termomeccanico veronese.