Nelle persone il pessimismo è tipico dell’etá che avanza. Quando però ti accorgi che questo sentimento è condiviso da altri, molto più giovani di te, ti rendi conto che giustificare suddetto stato d’animo con l’età non è la strada giusta.
Di errori negli ultimi decenni ne sono stati commessi molti, alcuni evitabili, altri meno. Quasi tutti però erano annunciati, prevedibili, giá scritti, letti e alle volte anche studiati. Nulla però è servito per impedirci di commetterli e rendere l’attuale situazione quasi irreparabile.
Ora la volontà è correre ai ripari, ma la mutazione della situazione etico-culturale pare sia irreversibile.
Ci illudiamo che i problemi che stiamo affrontando siano solo di tipo economico, risolvibili con interventi anticiclici, ma non è così. Magari lo fosse. Basterebbe allora una riforma delle pensioni, del mercato del lavoro, delle liberalizzazioni, ma non è cosi.
Negli ultimi decenni soggetti o ideologie hanno lavorato per renderci atomisticamente divisi, facendoci credere autosufficienti, potenzialmente capaci di raggiungere una felicitá apportata dal possesso di beni materiali.un’esistenza mai sazia e per questo solo momentaneamente appagata. Così doveva essere perché il tutto potesse girare e andare avanti. Si vuole crede, erroneamente , questo nostro tempo come infinito, anzi eterno.
Abbiamo vuotato le chiese e le abbiamo sapientemente sostituite con i centri commerciali, puntando così sul culto materialistico della “roba”, da buoni figli di padre consumismo.
Nelle chiese però si esercitava, oltre alla religione, la solidarietà, il senso di comunità, l’aggregazione sociale, si ascoltava e si viveva all’interno di un gruppo di persone unite da una fede e da valori umani.
Abiamo demonizzato le ideologie confondendole con i pessimi risultati che spesso diabolici uomini nell’ applicarle avevano prodotto. Le ideologie però erano, alle volte, spinte da ideali nati da un pensiero di giustizia sociale.
Ora che lo status quo pare irrecuperabile, il senso civico, morale, sociale, comunitario e spirituale.
Vorremo poterci riservegliare dal brutto sogno e trovare ancora persone disposte a sacrificarsi per gli altri, per il bene comunee,disposte a spendere la vita per un ideale di pace e di giustizia, che non vaghino trascinate da carrelli della spesa ma che dialoghino tra di loro consapevoli che nello sguardo del prossimo possono ancora trovare se stessi.
Non è il debito pubblico che spaventa, non è lo spread o i Btp ( il mercato virtuale). È l’anestesia alla quale siamo stati sottoposti per poter essere tranquilli attori di una commedia che credevamo eterna ma che purtroppo, o per fortuna, pare sia giunta all’epilogo.