Anche coloro ai quali la natura ha donato capacità di sintesi, in quest’ultimo periodo hanno difficoltà a capire cosa sta succedendo.
Purtroppo le reazioni da parte del governo, italiano e non, sembrano frutto di azioni poco ragionate e affrettate. Tipiche del tempo in cui viviamo, dove la riflessione cede spesso il passo all’ azione. E credo dipenda anche dalla cultura occidentale, invasa dalla lotta contro il tempo e dalla necessità di fare scelte che, prima di essere necessarie per il Paese, devono coniugare il consenso all’interno dei partiti o associazioni. Quante volte in questi anni abbiamo accusato i vari gruppi dirigenti di passare più tempo nel guardarsi l’ombelico invece di lavorare per il bene comune.
Quante volte abbiamo denunciato lo smarrimento del senso civico. Quante volte abbiamo detto che la corruzione nel privato e nel pubblico, oltre che demolire le imprese virtuose, scardina la fiducia dei cittadini nei confronti delle regole, con il risultato di credere solo ad un individualismo fine a se stesso.
Nei momenti di grave crisi sono invece necessari interventi economici per rimettere in moto l’economia basati sulla fiducia dei cittadini nei confronti della classe politica. Fiducia che si basa su onestà e impegno. (La capacità viene data per scontata visto che sono stati eletti sulla base di designazione dei partiti).Tutto ciò però spesso manca. Questo comporta un grave pregiudizio per i necessari sacrifici ai quali siamo tutti chiamati. Sacrifici che per equità dovrebbero essere proporzionali alle possibilità di tutti. Citando don Milani: “non c’è ingiustizia peggiore che fare parti uguali fra diseguali”.
Nella recente storia d’Italia il Paese è stato spesso chiamato a superare ostacoli difficili per uscire da situazioni di crisi economiche.E i risultati sono stati raggiunti facendo leva sul senso civico delle persone, con la prospettiva di un futuro migliore soprattutto per i figli. Ciò che manca adesso è proprio questo, il sogno, la speranza nel futuro, la fiducia. Il presente esiste se ha un passato e un futuro. Più attraente è il futuro e più il presente è in grado di fare scelte ambiziose.
Dobbiamo riappropriaci del futuro partendo dalla crisi, ristrutturando il sistema, ripristinando i valori smarriti o annacquati, mettendo al primo posto non i nostri comodi interessi personali, ma il futuro e la speranza di ogni uno di noi. In queste settimane ci sono più economisti in giro che uccelli in cielo. Ogni uno ha la sua ricetta per uscire dalla crisi, ogni uno parla di PIL e debito pubblico, di miliardi di euro e di eurobond. Ad ascoltarli sembra che tutti abbiano ragione ma dov’erano prima questi signori. Forse nelle banche a vendere i titoli spazzatura, ad esportare capitali all’estero oppure a consigliare come meglio evadere il fisco. Abbiamo bisogno d’interventi economici di buon senso, equi e condivisi. E nel contempo si deve lavorare tutti per riportare al centro la persona, la sua dignità e il senso di appartenenza ad una comunità senza far leva su questi valori solo quando la barca sta affondando.
Massimo Castellani
Segretario Generale Cisl Verona