Sono state 32 le persone morte nei primi 8 mesi. Verona, 3 decessi: è la provincia con meno rischi
Diminuiscono del 4% gli infortuni sul lavoro nei primi 8 mesi del 2011 rispetto al pari periodo 2010. Il Veneto è maglia nera, nel Veronese si rischia meno. Secondo i dati dell’Osservatorio sicurezza sul lavoro della società Vega Engineering di Mestre, la regione più colpita a Nordest è il Veneto con 32 infortuni mortali, dietro la Lombardia, 46, e seguita da Trentino Alto Adige, 13, e Friuli Venezia Giulia 7. A Belluno le vittime sono state 6, a Padova, Rovigo e Venezia 5 ciascuna; a Treviso e Vicenza, 4 cuiascuna e a Verona, 3.
In Veneto in agricoltura si a muore nel 42% dei casi; più del 17% dei morti è nel settore costruzioni. Il 9,6% di infortuni mortali avviene nel commercio e attività artigianali, il 5,8 nello smaltimento di rifiuti e nei trasporti, magazzinaggi e comunicazioni, il 3,8 nella produzione, distribuzione, manutenzione di energia elettrica e servizi; l’1,9 nel settore legno, industria alimentare, fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici, alberghi e ristoranti, associazioni ricreative, culturali e sportive e industrie estrattive.
Le principali cause di morte sono lo schiacciamento, per la caduta di oggetti pesanti e la caduta dall’alto (21,2% dei casi); Seguono il ribaltamento di veicolo, 23,1; annegamento, 9,6; investimento, 7,7; seppellimento o sprofondamento, 5,8. Arrivano all’1,9% le morti per cause elettriche o di incendio. A Nordest tra le vittime non ci sono donne mentre a livello nazionale fino alla fine di agosto ne erano registrate 7; 42 i morti tra gli stranieri, 5 dei quali a Nordest. Tra le fasce d’età, il tasso di mortalità più elevato continua a essere registrata tra i cinquantenni con 16 vittime. Seguita da quella dei quarantenni (12 decessi) e dei trentenni (7) tanti quanti gli ultrasettantenni.
«Gli infortuni accadono quando non sono rispettate le norme per la sicurezza, quando il profitto viene prima della salute», commenta Massimo Castellani, segretario provinciale della Cisl. «quando non si fa formazione ai lavoratori. Dalle statistiche si evince che le persone più penalizzate dagli infortuni hanno scarsa scolarizzazione, spesso immigrati e adibiti a lavori manuali e pesanti».