Nel 2008 i più vedevano nella crisi in atto un mutamento epocale, paragonabile solo alla rivoluzione industriale e ciò che stiamo vivendo in questi giorni ci sta a dimostrare che le previsioni erano realistiche. Il declassamento dell’economia Usa, avvenuto nei giorni scorsi, da un’agenzia di rating, intravede come possibilità di ripresa una diversa impostazione del sistema capitalistico. Non più un capitalismo che sappia coniugare gli interessi finanziari e produttivi con eque politiche di welfare, ma un capitalismo/comunismo alla cinese, dove libera concorrenza e libero mercato rispetteranno esclusivamente le ferree regole del partito Stato. Un sistema nel quale non solo non verranno rispettati i più elementari diritti dei lavoratori, ma non verranno nemmeno garantite le più elementari norme sulla sicurezza, sull’orario, salario e sicurezza sociale. Ma la recente storia economica occidentale ha raggiunto nel corso degli ultimi decenni la consapevolezza che il progresso è tale solo se è anche progresso sociale, culturale, di democrazia. Un progresso privo dei valori umani che lo caratterizzano non è vero progresso e la riflessione non rientra esclusivamente in un ambito di natura etico/religioso.
Il primo ad aver intuito in Europa tra il 1881 e il 1889 della necessità di garantire ai lavoratori adeguati livelli di welfare è stato il cancelliere tedesco Bismarck. Non certo per nobili motivi filantropici, ma esclusivamente per scelte politiche finalizzate alla stabilità sociale come elemento indispensabile per uno sviluppo economico duraturo. Indicazioni suggerite anche dalla Banca Centrale Europea che ci chiede di rientrare dal debito pubblico attraverso elementi di stabilità e sviluppo come le riforme sociali, del mercato del lavoro e dello statuto dei lavoratori. È pur vero che la casa brucia e tutti siamo chiamati a contribuire per domare l’incendio, ma i pompieri non possono essere sempre e solo essere gli stessi: i lavoratori, i pensionati, gli artigiani, i commercianti e i piccoli e medi imprenditori. Inoltre per spegnere l’incendio non si può utilizzare la riforma del welfare portando indietro di 50 anni l’orologio della democrazia nel nostro Paese. Sarebbe voler spegnere l’incendio utilizzando la benzina.