La Fondazione Nord Est ha presentato il dodicesimo Rapporto sulla società e l’economia, un appuntamento significativo per valutare lo stato e le prospettive delle nostre regioni e dell’Italia.
La finalità del Rapporto, coerentemente con i precedenti, è di offrire strumenti utili ai decisori pubblici e privati al fine di prefigurare gli scenari futuri dello sviluppo del Nord Est e del Paese.
Il Rapporto realizza un approfondimento su alcuni temi strategici utili alla crescita e alla competitività dell’area.
Il convegno di presentazione ha avuto tre sessioni di lavoro. La prima dedicata alla presentazione del Rapporto; la seconda e la terza con momenti di confronto, il principale tra il professor Romano Prodi e Gianni De Michelis moderati dal direttore della Stampa.
Il direttore della Fondazione, Daniele Marini, ha spiegato che cambiare quando il contesto attorno è, a sua volta, in continuo mutamento non è un’operazione semplice e lineare da realizzare. Il tratto comune è contrassegnato dall’elemento della crisi per il terzo anno consecutivo.
Perché vengono meno i punti di riferimento tradizionali a cui ci si poteva appigliare in precedenza per orientarsi.
Anche l’edizione 2011 del Rapporto, pubblicato dalla Marsilio, ha esplorato, lungo diverse dimensioni, le performance di Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia rispetto alle altre aree del Paese e nei confronti di alcune regioni europee. Il Rapporto realizza, inoltre, un approfondimento sul posizionamento del Nord Est in riferimento ai cambiamenti di scenario a livello internazionale.
Il Nord est è una “società laburista” nel senso che la sua identità è principalmente fondata sul lavoro. Oggi (in realtà da tre anni) nel nostro Veneto in particolare il lavoro inizia a perdere. La vera questione che preoccupa molto i veneti sia lavoratori sia gli imprenditori è il lavoro!
Anche perché tocca molto da vicino le nuove generazioni che si affacciano sul mercato del lavoro locale. Marini ci spiega che molta della disoccupazione è una disoccupazione intellettuale cioè di quanti hanno realizzato un investimento lungo nella propria formazione acquisendo un diploma e una laurea, ma oggi faticano non poco a trovare un’opportunità.
E quando riescono a trovarla spesso non corrisponde al proprio titolo di studio. E’ un’occupazione flessibile comunque a tempo determinato.
E’ centrale quest’asimmetria tra investimento nella formazione a lungo termine e reali possibilità occupazionali. E’ un’asimmetria che genera senso d’inadeguatezza e disillusione aggiunto ad una sospensione nella ricerca attiva di un lavoro.
Il rischio che nella gran parte delle generazioni prevalga un sentimento di resa e di attesa in quanto passa il messaggio che il futuro può attendere se le risorse familiari lo permettono.
Un passaggio centrale nel Rapporto è proprio la relazione tra precariato e famiglia.
Si parla di capacità di risparmio e di parsimonia. E’ nota la capacità dei veneti di risparmiare. Fin qui la crisi nella nostra regione si è sentita relativamente di meno grazie alla minore esposizione finanziaria, al minor indebitamento e grazie ad investimenti su patrimoni stabili.
Tuttavia può rischiare di non bastare (visto l’attuale spread con i bund tedeschi) in quanto il potere d’acquisto delle famiglie tende a diminuire in maniera progressiva.
Da segnalare che le Caritas locali evidenziano in misura crescente che non solo le famiglie di migranti ma anche molte famiglie locali a fronte di un disoccupazione di lunga durata si rivolgono a loro per aiuti economici.
Quest’insieme di fattori produce uno scenario fortemente instabile e inaffidabile.
Sale una domanda d’identità collettiva, un bisogno d’identificazione di una società e un’economia che non è più quella della fase del successo arrembante, la cui direzione unitaria era garantita dalla crescita e dalla diffusione del benessere.
Cresce fra gli attori della società, dell’economia e delle istituzioni la necessità di individuare risposte concrete, percorsi credibili di sviluppo, intessere relazioni per trovare assieme vie di uscita o per provare ad anticipare le emergenze che si avranno di fronte nei prossimi anni.
In definitiva un nuovo Nord Est si sta intravedendo all’interno del processo di trasformazione.
È comunque una “società laburista”, che ha nell’idea del lavoro e della voglia di intraprendere ancora un suo centro fondamentale.
Emiliano Galati
Segretario Regionale Felsa Cisl