“Gli indici economici parlano chiaro – ha dichiarato il segretario generale della Fist Cisl Pierangelo Raineri – Solo aggiornando i punti di vista e prendendo coscienza del peso crescente della service economy e del terziario sarà possibile supportare la crescita di un settore quantitativamente più rilevante delle nostre economie, settore sempre più correlato al core business ed alla produttività”.
La Fist Cisl – la nuova categoria del commercio e del lavoro atipico – sposta in avanti la frontiera della rappresentanza sindacale lancia la nuova proposta per intercettare i lavoratori del terzo millennio. Un’occasione unica per ragionare sui possibili scenari di sviluppo e di ripresa dove le attività terziarie e dei servizi si apprestano ad avere un ruolo sempre più determinante nelle principali economie europee e del mondo. “L’economia dei servizi impone anche al sindacato una riflessione – ha aggiunto Raineri – Un sindacato che vuole crescere come la Fist deve saper approntare un coordinamento delle politiche del terziario, orientando l’attività sindacale verso nuovi modelli del lavoro partecipativi e inclusivi”.
“Certo siamo convinti – ha poi aggiunto – che per favorire l’effettiva affermazione del comparto terziario occorrano anche politiche di rilancio dei consumi e di sostegno al reddito, per accrescerne la capacità di acquisto”.
Della stessa idea è l’economista Alberto Berrini, intervenuto all’iniziativa, che in particolare ha evidenziato come la spirale involutiva sia generata dalla stagnazione dei mercati. “La deflazione è un indicatore chiaro ed inequivocabile di assenza della domanda” ha dichiarato Berrini. “L’Europa ha sbagliato ricetta occorrono consumi e investimenti come negli Stati Uniti”. Per Berrini il reale rischio, in assenza di un’Europa forte e coesa, che da sola è il primo Pil mondiale rappresentando il 7% della popolazione dell’intero pianeta, è quello di attrarre solo speculatori e non investitori in grado di internazionalizzare i mercati e produrre crescita. “Bolla speculativa e guerre valutarie sono lo spettro che aleggia sui paesi europei provocato dall’incapacità di creare politiche economiche e finanziarie comunitarie, quel vero mercato comune che avrebbe dovuto garantire prosperità e sviluppo allontanando recessione e povertà”.
Per quanto riguarda il nostro paese la questione è che dal 2007 abbiamo perso oltre 9 punti di PIL; per questo sono necessari ulteriori e più efficaci investimenti pubblici per la nostra economia in modo tale da raggiungere il 4% di crescita del Pil in pochi anni.
Quello che è in corso è un vero e proprio cambio di passo a livello economico e sociale che impone un approccio innovativo a tutti i livelli, compreso quello sindacale.
Insomma la Fist deve essere in grado di dialogare in maniera efficace con il mondo imprenditoriale, costruendo un nuovo modello di relazioni industriali fondamentale per crescere e ad affermarsi, divenendo così un riferimento importante per i lavoratori dei comparti tradizionali come anche nei nuovi lavori e delle nuove professioni, dove la sfida si giocherà tutta nel capire le esigenze di un mercato del lavoro in continuo cambiamento.