LAVORO. Indagine sui ragazzi tra i 15 e i 24 anni in cerca di un’occupazione. Nel 2006 era intorno al 10 per cento. Ma la media nazionale è al 29% e quella veneta 17% . Crescono contratti a progetto e somministrati: nel 2010 a 14mila. Stabilizzazioni di under 35 al 4,7%.
di Manuela Trevisani
L’ARENA 24.08.11
Verona. Mercato del lavoro ancora bloccato per i giovani veronesi nel primo semestre del 2011. La disoccupazione tra i ragazzi in cerca di lavoro, con un’età compresa tra i 15 e i 24 anni, si attesta al 15%, stabile rispetto allo scorso anno, ma in aumento di oltre cinque punti rispetto al 2006. Un dato preoccupante, ma che assume un’altra connotazione se messo a confronto con la media nazionale, che supera il 29%, e regionale (17%).
A fornire il quadro della situazione delle diverse province italiane è il centro ricerche Datagiovani, sulla base di dati Istat, che ha elaborato una serie di parametri come il rischio di perdita del lavoro, la disoccupazione di lungo periodo, la capacità di stabilizzazione contrattuale e la creazione di nuovi posti di lavoro. Sulla base di questa indagine, Verona per gli under 35 anni presenta una capacità di stabilizzazione contrattuale pari al 4,7% (lavoratori i cui contratti diventano a tempo indeterminato), a fronte di un 4% della media nazionale. Alto il dato sul rischio di perdita del posto di lavoro: a livello scaligero supera il 23%, mentre la media nazionale si ferma al 18%. Bassa, inoltre, la capacità di creazione di nuovi posti di lavoro, pari al 12% (il dato italiano è 14,9%).
Sempre più diffusi, inoltre, i contratti a progetto e i lavoratori somministrati, cioé assunti tramite agenzie interinali: in provincia sono oltre 14mila, in crescita del 10% rispetto al 2010.
«Questa la fotografia di tutti quei lavoratori invisibili: lavoratori a progetto, somministrati, associati in partecipazione, lavoratori costretti ad aprire partite iva e una parte dei soci di cooperative», è il commento di Emiliano Galati, segretario generale Felsa Cisl Veneto. «Hanno nel patrimonio, nel reddito e nelle relazioni di famiglia la rete di protezione effettiva e solida che li garantisce in caso di difficoltà economiche e occupazionali. Però con questa crisi e la mancanza di crescita si evidenzia una diminuzione dei posti di lavoro: o cambiamo rotta o perdiamo almeno tre generazioni».
Dello stesso parere Michele Corso, segretario generale Cgil Verona. «L’alto tasso di disoccupazione giovanile e l’elevato numero di contratti atipici è un segnale chiaro e preciso che i primi a risentire della crisi sono i giovani e, soprattutto, le donne», commenta Corso. «Assieme agli altri attori sociali, da Confindustria alla politica, bisogna cercare di invertire questa tendenza».
Qualche novità potrebbe arrivare dalla manovra finanziaria, che prevede la possibilità per le oltre 70 agenzie interinali di Verona di assumere giovani tramite l’apprendistato e l’occasione di finanziare la formazione dei lavoratori a progetto attraverso Fondimpresa. Il contratto di apprendistato, inoltre, potrà essere esteso anche ai giovani praticanti professionisti. «A livello nazionale abbiamo fatto un accordo interconfederale come Cgil, Cisl e Uil sull’apprendistato», conclude Corso, «l’obiettivo è finalizzare la formazione all’inserimento lavorativo dei giovani».
Sulla questione interviene anche Fausto Sachetto, assessore provinciale alle Politiche per il lavoro. «I dati sulla disoccupazione giovanile sono preoccupanti, ma se si prende in considerazione la situazione nazionale, possiamo notare come la nostra provincia soffra meno rispetto ad altre», afferma Sachetto. «I giovani, anello debole della catena, stentano a entrare sul mercato anche a causa della crisi, durante la quale è venuto meno il turn over tra le vecchie e le nuove generazioni». Difficile fare previsioni per il futuro, secondo l’assessore provinciale: «Perché la rotta venga invertita, sarà necessario attendere la stabilizzazione della ripresa economica».