Come succede spesso notizie, proposte e pensieri espressi si consumano nel breve tempo. A distanza di pochi giorni da un evento importante ciò che rimane sono ricordi imprecisi, vaghi.
Alcune idee, riflessioni e proposte avanzate nella relazione del presidente Pedrollo credo siano da riprendere anche in forma pubblica, come sono gli spazi che il quotidiano locale concede.
Ho accolto con interesse il rilancio, da parte di Pedrollo, dell’iniziativa che promuove la progettazione e la creazione di nuove imprese. Imprese innovative accompagnate sul nascere da altre imprese. Una sorta d’incubatore d’impresa, di accompagnamento alla crescita. Tutti sappiamo quanto bisogno ce né a Verona. Un progetto al quale tutti sono chiamati a partecipare, dall’università alle istituzioni, e al quale anche la Cisl è fortemente interessata sia sotto l’aspetto innovativo sia per le sperabili ricadute occupazionali.
Il presidente Pedrollo ha in almeno tre occasioni citato le organizzazioni sindacali. In particolar modo quando, nel ricordare le numerose crisi aziendali che si sono dovute affrontare, ha sottolineato il ruolo responsabile e costruttivo dei sindacati nel trovare una soluzione per la miglior tutela dei lavoratori senza aggrapparsi a facili e inutili demagogie.
Purtroppo quando si devono sottoscrivere accordi per la cassa integrazione o peggio per la mobilità qualsiasi scelta è sempre molto amara. Ma come sempre, dopo aver valutato ogni percorso possibile la scelta cade sul male minore. Queste difficili decisioni si riescono a prendere, nel migliore dei modi possibili, se al tavolo sono seduti rappresentanti dei lavoratori e imprenditori seri e corretti.
Pedrollo ha anche affrontato il tema della maggior flessibilità nell’organizzazione del lavoro, oggi più che mai necessaria per poter dare una risposta ad un mercato dell’export particolarmente nervoso.
Premesso che ogni persona di buon senso non può far altro che condividere l’idea che nessun posto di lavoro può andare perso e nessuna commessa può essere rinunciata, vale la pena approfondire senza pregiudiziali la questione.
Di flessibilità del lavoro in questi ultimi anni le imprese ne hanno avuta molta. Flessibilità data dalle normative per i dipendenti e flessibilità per altre persone messe a disposizione dal mercato del lavoro attraverso agenzie per l’impiego e cooperative. E se tutto ciò, in qualche caso, non dovesse ancora bastare credo che la contrattazione aziendale possa prevedere ulteriori e momentanee riorganizzazioni del lavoro. Accordi attraverso i quali si possa anche avviare nuova occupazione. Una flessibilità quindi finalizzata alla crescita dell’impresa e dell’occupazione. Guai a noi se confondessimo l’eccezionale con il quotidiano. Guai a noi se liberalizzassimo senza accordi un già precario mercato del lavoro. Non sarebbe utile per nessuno e soprattutto per le imprese che necessitano di flessibilità del lavoro senza che questa sostituisca i tre elementi principali per essere competitivi: innovazione di prodotto, innovazione di mercato, innovazione di processo.
Per ultimo mi sarebbe piaciuto sentire da parte del presidente Pedrollo, dopo aver riconosciuto il senso di responsabilità sindacale, una proposta, anche sperimentale, di democrazia economica.
Anzi, sono io a proporlo pubblicamente. Inseriamo nelle start up d’impresa anche questo elemento: la democrazia economica. Lavoriamoci assieme e sono convinto che avremo risultati soddisfacenti.