La CISL e la UIL sono tornate in piazza sabato 18 giugno per chiedere la riforma fiscale, una legge per la tutela della non autosufficienza e il taglio dei costi della politica.
In Piazza c’erano giovani, precari, operai, impiegati, disoccupati, pensionati. Non c’erano bandiere di partiti politici. C’erano i sindacati riformisti, quelli che contrattano.
Abbiamo manifestato di sabato perchè riteniamo che in un periodo di crisi non sia giusto far perdere ulteriori soldi ai lavoratori.
Al Governo abbiamo chiesto una vera e importante riforma fiscale. Se ne parla da tempo ma in questo ultimo periodo, dopo la precedente manifestazione nazionale di CISL e UIL tenutasi a Roma lo scorso 9 ottobre 2010, se ne parla molto di più e sembra, a detta anche del Governatore della Banca d‘Italia, non più più rinviabile.
Sabato iI governo è stato avvisato: o riforma fiscale subito o è meglio che vada a casa. Il sistema fiscale italiano è da riformare non solo per motivi di equità sociale, ma come intervento primario per far ripartire la macchina produttiva del paese Italia.
Non é un sistema fiscale equo e giusto quando il 92% delle entrate fiscali provengono dal lavoro dipendente e pensionati. Non é un sistema fiscale accettabile quando non controlla l‘imposizione a 350 miliardi di produzione e si evadono 120 miliardi di euro all’anno di tasse. Non é un sistema fiscale orientato allo sviluppo della produzione quando la tassazione sulle rendite finanziarie é meno della metà della tassazione sulle rendite produttive. Questo si chiama disincentivo ai finanziamenti produttivi e al lavoro. Mario Draghi, governatore della Banca d‘Italia e prossimo governatore della Banca Centrale Europea, ha definito l‘evasione fiscale: macelleria sociale.
La riforma fiscale in tempi di congiuntura economica, in un periodo di crescita della disoccupazione è la riforma delle riforme. E’ la riforma senza la quale non é possibile parlare d‘investimenti, di ricerca, di federalismo. Senza una vera riforma fiscale ogni progetto rimane un sogno irrealizzabile.
Chiediamo inoltre una legge che finanzi la non autosufficienza. L’età media degli Italiani è la più elevata del mondo occidentale ed è un paese che invecchia in modo accelerato. Se invecchiare é positivo si deve essere consapevoli che alla vecchiaia si accompagna, purtroppo, necessità di maggiore assistenza.
Il finanziamento ad una Legge per contenere il peso economico delle famiglie che provvedono alle persone disabili e non autosufficienti é indispensabile per non far ricadere il peso economico sulle sole spalle di chi ha lavori precari o disoccupati. E’ quindi giusto che l’indennità di accompagnamento venga riconosciuta, circa 500 euro mese, indipendentemente dal reddito del richiedente? In altre parole, lo stato eroga l‘indennità mensile di accompagnamento anche ai milionari! Se si risparmiassero mettendo un limite di reddito forse si potrebbe riconoscere un importo maggiore a chi ne ha veramente bisogno. I costi della Politica è stata la terza parola d’ordine della manifestazione. Senza fare facile demagogia indicando tagli alle indennità dei vari parlamentari la domanda che spesso ci si pone è la seguente: quanti sono i livelli decisionali nel nostro paese? Molti, incominciando dai due rami del parlamento, con 630 deputati alla camera e 315 al Senato. Le regioni, Le provincie, i comuni, le varie comunità montane. Tutti questi livelli decisionali oltre che rallentare le decisioni e burocratizzare ogni attività hanno dei costi non più sopportabili per un paese che vuole essere moderno e dinamico.
Ma sono necessari i comuni con meno di cinque mila abitanti o è meglio razionalizzare le spese ed accorparli con altri? Questo governo, nel suo programma elettorale, non doveva ridurre le provincie? Purtroppo sono aumentate.
In Italia si stima che un milione e trecentomila persone vivono di politica e più aumentano e più la macchina Stato rallenta. E‘ meglio che qualcuno scenda e si riprenda a correre.