L’accordo siglato tra i Centri Gestori dei servizi di assistenza per i disabili ( 13 tra centri residenziali e semi-residenziali CEOD) e l’ULSS 22 sta producendo due immediati ed evidenti effetti: diminuzione dei servizi erogati ai disabili e riduzioni degli orari e quindi degli stipendi del personale di assistenza ( con la possibilità di ricorrere anche a dei licenziamenti ).
Tutto questo è accaduto perché gli Enti gestori hanno chiesto un aumento delle rette per far fronte al rinnovo del contratto dei dipendenti e l’ULSS ha preferito evitare questo aggravio di spesa riducendo i servizi fino a quel momento erogati.
In proposito tre semplici considerazioni:
1. I dipendenti in questione ( prevalentemente operatori socio sanitari ed educatori ) svolgono un servizio delicatissimo e fondamentale per la “qualità della vita” delle persone non o parzialmente autosufficienti. E’ un’attività che oltre ad una adeguata preparazione professionale necessita anche di una particolare dedizione e disponibilità d’animo. Lo stipendio medio di queste figure professionali è di circa 800/900 euro. E’ evidente che non può essere questo il problema!
2. Non ci pare che l’intesa raggiunta sia in linea con le indicazioni programmatiche del nuovo piano socio sanitario ( che pure l’accordo in questione cita più volte) . L’auspicato e dichiarato potenziamento dei servizi territoriali si sta infatti traducendo in una loro “inammissibile” riduzione; e tutto questo sta avvenendo nel silenzio “assordante “ dei sindaci del territorio della ULSS 22 troppo presi a difendere gli inutilmente costosi presidi ospedalieri.
3. L’ accordo è stato siglato, durante il periodo feriale, senza coinvolgere né i sindacati e né le associazioni dei famigliari. Chiederemo unitamente ai rappresenti dei famigliari di riaprire la questione per rimettere al centro dell’attenzione : i disabili, i loro famigliari e gli operatori che li aiutano.