Anche il governo Renzi ha iniziato la sua corsa intervenendo sul mercato del lavoro.
Molti ricorderanno la premessa della riforma Fornero che, individuando nel lavoro a tempo indeterminato la tipologia contrattuale a cui tendere per raggiungere l’obiettivo di creare rapporti di lavoro dipendente a tempo indeterminato, indicava preferibile la stabilità alla precarietà. Altrettanto sosteneva lo stesso governatore Draghi quando definiva il lavoro precario “macelleria sociale”.
Il lavoro a tempo indeterminato, infatti, non solo dà l’opportunità al lavoratore di un impiego stabile ma contribuisce allo sviluppo dell’economia negli investimenti a lungo periodo. (Si pensi ad esempio alla possibilità di accedere ad un mutuo per l’acquisto della prima casa). Inoltre, il lavoro stabile garantisce alle imprese continuità nel rapporti e quindi un apporto professionale con produzioni ad alto valore aggiunto.
Il lavoro precario, oltre a generare incertezza sul futuro, non spinge le imprese a compiere scelte produttive a lungo periodo, con investimenti in specializzazione, conoscenza, o altri elementi strategici per la competizione nel mercato globale.
L’Italia negli ultimi vent’anni ha avuto un caleidoscopio di tipologie contrattuali e non è certo stata la rigidità del mercato del lavoro o dei rapporti di lavoro a determinare la crisi produttiva o quella dei consumi.
Ecco ora il governo Renzi non intervenire sulle tante tipologia di contratti precari, rendendo ancora più incerto il contratto a tempo determinato, permettendone ben otto reiterazione in un massimo di 36 mesi. Il Governo è inoltre intervenuto anche sull’apprendistato, rendendolo non più l’anticamera del tempo indeterminato, come dovrebbe essere, ma unicamente un contratto a basso costo per l’impresa, che non prevede formazione o assunzione di altri apprendisti da sostituire con i lavoratori formati e assunti stabilmente.
Si chiama deregolamentazione? Si chiama Neoliberismo? Chiamatelo come volete ma certamente non sono queste le scelte che porteranno ad una ripresa economica.