In questa situazione di crisi le attenzioni maggiori vanno al sistema produttivo, ai dipendenti delle imprese in crisi e ai disoccupati, in prevalenza giovani, donne e immigrati.
Troppo spesso però ci dimentichiamo una fondamentale componente della società veronese: i pensionati. Spesso silenziosi, ordinati, dediti alle attività di volontariato in associazioni o più semplicemente relegati tra le mura domestiche.
Il loro fondamentale contributo? La disponibilità ad esserci nei momenti di bisogno per figli, nipoti. E per questo vengono propriamente definiti il più importante ammortizzatore sociale del paese. Resta però impossibile quantificare l’apporto economico che conferiscono alla società, con l’impegno che svolgono in associazioni di volontariato, spesso in supporto e in sostituzione delle istituzioni pubbliche,attraverso reti di assistenza riconosciute, o più spesso, puramente spontanee.
I pensionati Inps della provincia di Verona sono circa 230.000 e in media percepiscono una pensione di circa 780 euro lordi al mese, suddivisa in circa 1.100 euro per gli uomini e 550 euro lordi al mese per le donne.
Nella provincia di Verona le cose vanno un po’ meglio per i circa 36.000 pensionati INPDAP, che ricevono una pensione media mensile di 1.400 euro. Non sono certo somme che possono essere considerate adeguate a garantire una vita accettabile, se consideriamo che di questi pensionati ben 62.000 hanno la pensione integrata al trattamento minimo, per un importo medio mensile di euro 460. Si può affermare perciò che nella provincia di Verona c’è una piccola città da 62.000 abitanti che vive con meno di 500 euro al mese.
Purtroppo la situazione futura non sarà certo più rosea di quella a cui stiamo assistendo in questi anni. Se consideriamo, infatti, l’innalzamento dell’età media delle persone è facilmente immaginabile un aumento dei bisogni di assistenza per gli anziani, con un inevitabile aumento della spesa pubblica. Inoltre, è facilmente ipotizzabile un’importante riduzione dei rendimenti pensionistici per coloro ai quali, avendo iniziato il lavoro dopo il 31/12/1995, verrà applicato come sistema di calcolo quello contributivo. Si stanno già verificando casi di pensioni d’invalidità o di reversibilità che raramente superano i 100 euro mensili e queste persone, per espressa decisione legislativa, non possono nemmeno beneficiare del trattamento minimo.
I pensionati non si rendono però conto del peso che potrebbero avere nelle scelte delle istituzioni, del peso elettorale che hanno nella provincia e nei singoli paesi. Per questo è fondamentale, che chi li organizza, tutela e rappresenta, come i sindacati, provveda anche a renderli consapevoli delle forza contrattuale che detengono nei confronti delle istituzioni pubbliche locali. I sindaci dovranno tener conto, nella stesura del bilancio annuale che almeno il 30 % del loro elettorato è formato da pensionati e a questi è importante dare risposte in termini di assistenza. È però altrettanto importante creare posti per le scuole materne dei loro nipoti.
Massimo Castellani
Segretario Generale Cisl Verona.