“No ad una manovra finanziaria iniqua e ad una Politica inadeguata. Serve rispetto e coesione per affrontare la crisi.”
L’appello arriva da Massimo Castellani segretario provinciale Cisl Verona, durante l’incontro di lunedì a Verona all’auditorium Monsignor Carraro, a cui hanno partecipato anche Franca Porto, Segretario Regionale Cisl e il Segretario Confederale Cisl Pietro Cerrito.
“Nei momenti di grave crisi, come quelli che stiamo vivendo” concorda la Segreteria Provinciale e Regionale “sono necessari interventi economici per rimettere in moto l’economia hanno come, fondamentale, presupposto la fiducia dei cittadini nei confronti della classe politica.
“Fiducia che si basa su alcuni elementi che sono: onestà, impegno, attenzione al bene comune.
La capacità viene data per scontata visto che sono stati designati dai partiti” commenta Massimo Castellani “Senza voler demolire la classe dirigente del nostro paese e ancor meno generalizzare, gli elementi da poco citati non sono patrimonio molto diffuso e questo comporta un grave pregiudizio per i necessari sacrifici ai quali saremo tutti chiamati.
Sacrifici che per equità dovranno essere proporzionali alle possibilità di ognuno”.
Secondo la Cisl la manovra era urgente e necessaria per evitare pesanti speculazioni finanziarie ma una manovra da 47,97 miliardi di euro non si vedeva dal 1992, dalla famosa finanziaria del Governo Amato da 90mila miliardi lire.
“E saranno necessarie nei prossimi 10 anni altre manovre da 40miliardi per portare il debito pubblico al 60% del PIL” aggiunge Castellani “Una manovra costituita da tagli alla spesa e da aumenti di tasse.
Le regioni, i comuni e le provincie dovranno rientrare di 3,2miliardi nel 2013 e ulteriori 3,2miliardi nel 2014 e questi tagli che avranno importanti ripercussioni soprattutto sul sociale.
Se vengono sommati i tagli della manovra con gli interventi già previsti dai provvedimenti precedenti, il totale dei tagli agli Enti Locali sarà al 2014 di 14,900 miliardi.
A pagare saranno sempre gli stessi, i lavoratori, i pensionati, le figure più deboli della società, iniziando dagli interventi sulla previdenza”. È infatti previsto l’adeguamento a 65 anni dell’età pensionabile per le donne del settore privato a partire dal 2032.
Ancora, dal 2013 al 2016 l’età pensionabile crescerà di 3 mesi, dopo il 2020 fino al 2030 di 4 mesi e dopo il 2030 si torna ai 3 mesi.
Nel 2050 serviranno 70 anni di età per andare in pensione e più di 66 anni di età se si saranno raggiunti anche i 35 anni di contributi. Come se non bastasse la pensione decorrerà dopo 12 mesi da quando si saranno raggiunti i requisiti, 18 mesi per i lavoratori autonomi.
Sul piano Fiscale, se entro settembre 2013 non verrà esercitata la delega alla riforma fiscale le detrazioni fiscali attualmente esistenti subiranno un taglio lineare del 5 % nel 2013 e del 20 % nel 2014.
Si tratta di esenzione per i figli a carico, spese mediche, istruzione, asili nido, ristrutturazioni edilizie per un incremento medio della tassazione di euro mille in due anni.
“Sempre sul piano fiscale, per quanto riguarda gli aumenti per le accise dei carburanti da tempo chiediamo la riduzione delle accise” commenta Franca Porto “che darebbe respiro ai cittadini e alle aziende che mobilitano le merci.
L’aumento dell’Iva è accettabile contestualmente a una riforma fiscale che abbassi le tasse a consumatori e imprese, così invece la manovra è depressiva”.
Ancora una volta, secondo la Cisl, si interviene sui pubblici dipendenti bloccando, dal 2014, il turn over ( non più assunzioni in sostituzione di chi andrà in pensione) e tagli di 5 miliardi ai Ministeri in relazione all’adozione dei costi standard negli enti locali.
“Credo sia possibile definirla una manovra senza fantasia che ancora una volta recupera dove è certa di trovare risorse e taglia ai ceti medi e bassi, quella parte della comunità che oltre a pagare da sempre le tasse è chiamata a pagarne ancora di più e ha bisogno dei servizi pubblici per potersi sostenere non avendo le risorse necessarie per rivolgersi ai privati” aggiunge Castellani “Dove è finita la tassa sui patrimoni, gli interventi sull’evasione fiscale e soprattutto gli incentivi per finanziare le infrastrutture necessarie a far ripartire il paese? Non se ne parla.
Ma può un paese pensare di emanare un provvedimento cosi pensante e permettersi ancora di mantenere 5 livelli istituzionali: Stato, Regioni, Provincie, Comuni e aree metropolitane.
Solo intervenendo eliminando le provincie, le aree metropolitane, accorpando i comuni piccoli e consorziando i comuni di medie dimensioni si otterrebbero almeno 10miliardi di risparmi della spesa e questa non è demagogia ma interventi attuabili da ieri”
Secondo la Cisl si potrebbe inoltre intervenire sui costi degli amministratori: consiglieri, assessori, deputati e sentori e anche questa non è demagogia ma un sano e necessario esempio della necessità, per tutti e non solo per i soliti noti di tirare la cinghia.