Giovani veronesi disorientati?


E’ terminata, in fiera a Verona, la 20esima edizione di Job Orienta. Nei tre giorni della rassegna mi è parso di cogliere un’ atmosfera strana o meglio speculare ai tempi che stiamo vivendo sia nel mondo del lavoro e sia in quello della formazione.

I giovani hanno sempre gli stessi atteggiamenti, alcuni scanzonati, altri, pur interessati, ostinati a manifestare l’indifferenza tipica della loro età. Giovani per i quali non si può che avere invidia, se non altro per la loro giovane età, che non è poco. Ma sono giovani che in questo momento vivono una situazione di disorientamento, soprattutto interiore, non sapendo quale indirizzo scolastico scegliere per avvicinarsi ad una qualifica che permetta loro di lavorare. I genitori della mia generazione si dividevano grosso modo in tre atteggiamenti. Il primo: “non hai voglia di studiare, finisci le medie e andrai a lavorare”.

Il secondo: “impegnati un po’ di più, prenditi un diploma, un pezzo di carta, e ti sarà più facile avere un lavoro non manuale”.

Il terzo, possibilità economiche permettendo e impegno nello studio, “continua fino alla laurea e il tuo futuro sarà diverso”. In tutti e tre i casi il lavoro era garantito da una situazione economico produttiva in forte crescita. Nelle generazioni successive, un po’ per raggiunti livelli di benessere economico, un po’ per uno status da difendere, la maggioranza dei ragazzi si sono iscritti ai licei lasciando, a quelli che, una volta dopo la terza media andavano a lavorare, gli istituti tecnici. Ciò ha creato, da parte delle imprese, una domanda inevasa di tecnici specializzati. Pur essendo Job Orienta una fiera importante, bisogna essere consapevoli che la politica del lavoro non avviene solo con iniziative interessanti ma anche attraverso azioni che tutti devono fare, a seconda del ruolo, all’interno della società. Un paese come l’ Italia, che non potrà competere nel mercato mondiale con il manifatturiero a basso costo, dovrà investire nella ricerca. Le invenzioni di nuovi prodotti o materiali escono o dalla mente creativa di un genio o dalla ricerca costante. Purtroppo, per il momento attuale, non possiamo aspettare il colpo di genio, quindi la ricerca è un’azione indispensabile per avviare produzioni di qualità interessanti per il mercato globale. Il rapporto tra impresa e scuola dovrà perciò essere caratterizzato da scambi d’informazioni e di esperienza. Gli stage degli studenti dovranno essere reali momenti di crescita professionale e non solo, come purtroppo succede, un susseguirsi continuo di periodi necessari solo alle imprese per risparmiare. Dovremo insegnare ai ragazzi che non esistono lavori prestigiosi e lavori umili, che non danno status. Esiste il lavoro, esiste la necessaria passione per svolgerlo con soddisfazione. Esiste l’onestà con cui si lavora e si contribuisce alla crescita del paese. Pensare di scegliere un indirizzo scolastico per un’ipotesi di lavro, solo sulla base di un ipotetico ritorno economico è quanto di più sbagliato una persona possa fare. I fortunati sono coloro che la vita gli ha concesso, o hanno voluto fare, un lavoro che gli piace pur consapevoli che il beneficio economico è importante per vivere dignitosamente. Per trovarsi un lavoro i giovani dovranno sostituire il vecchio ufficio di collocamento con la tastiera del p.c. per una ricerca in un mercato globale che gli dia la possibilità di esprimere i talenti che possiedono.

Massimo Castellani
Segretario Generale


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