Documento Segreteria unitaria CGIL CISL e UIL Nazionale


Di seguito il testo del documento approvato dalla segreteria unitaria di Cgil Cisl e Uil Nazionale in vista dell’incontro con il Governo.

SEGRETERIE CGIL CISL UIL NAZIONALI – Roma, 17 gennaio 2012

Per il lavoro, per la crescita, per l’equità sociale e fiscale

La gravità della crisi economica che attraversa il Paese e le conseguenze negative che colpiscono in particolare le famiglie, i giovani, i lavoratori e i pensionati impongono un cambiamento nella politica economica del Governo il quale dopo la manovra di fine 2011 per consolidare i conti pubblici e rientrare dal deficit bilancio è chiamato ora a mettere in atto politiche che favoriscano la crescita, il lavoro, l’equità sociale e fiscale, a sostenere una svolta coerente della politica economica europea verso obiettivi di sviluppo e occupazione (Eurobond, tassa sulle transazioni finanziarie e governo politico).

A questo fine Cgil-Cisl-Uil chiedono l’apertura di un confronto tra le parti sociali ed il Governo sulla base delle proposte che vengono avanzate con l’obiettivo prioritario di invertire la pericolosa tendenza recessiva in atto da alcuni mesi e di realizzare al più presto, l’obiettivo di far ripartire la crescita.

In questo ambito vanno create tutte le condizioni necessarie per rilanciare con l’impegno di tutti i livelli istituzionali nei tempi più solleciti, gli investimenti infrastrutturali materiali ed immateriali, nei trasporti, nelle reti energetiche, nella manutenzione e difesa del suolo, nell’innovazione, nella ricerca, utilizzando a questo fine tutte le risorse pubbliche disponibili, coinvolgendo le imprese e i capitali privati, sbloccando il patto di stabilità negli Enti Locali per gli investimenti ed ottimizzando l’utilizzo dei Fondi nazionali ed Europei per il Mezzogiorno.

Particolare importanza potranno avere in questo quadro la definizione di intese sindacali che in base a quanto previsto nell’accordo interconfederale del 28 giugno/21 settembre possano definire l’avvio di nuovi investimenti produttivi e nuova occupazione, a partire dalla soluzione delle numerose crisi aziendali e settoriali, per le quali è comunque essenziale un maggior coinvolgimento del Governo e degli imprenditori.

Prioritariamente al rilancio dello sviluppo vanno altresì finalizzate le liberalizzazioni, per le quali il Sindacato Confederale richiede al Governo un confronto di merito affinché vengano definite caratteristiche di omogeneità nei diversi ambiti, una maggiore concorrenzialità del sistema economico e le condizioni per realizzare nuovi investimenti e occupazione, in particolare nel settore dei servizi pubblici locali, con il miglioramenti dei servizi e la riduzione dei costi a vantaggio dei cittadini.

La difficile situazione occupazionale rende necessario mettere all’ordine del giorno l’attuazione di un piano per il lavoro, a partire dall’emergenza della disoccupazione giovanile e femminile, particolarmente accentuata nel Mezzogiorno e dalla necessità di reimpiegare le centinaia di migliaia di lavoratori ancora coinvolti dagli ammortizzatori sociali. A questo fine verranno presentate nell’imminente confronto con il Ministro del Lavoro le proposte del Sindacato Confederale in materia di incentivazione per nuova occupazione, per tutelare maggiormente il lavoro flessibile, per riordinare ed estendere il sistema degli ammortizzatori sociali, per una revisione e una gradualizzazione degli interventi di fine 2011 in campo previdenziale, in particolare quelli a maggiore impatto negativo sulla situazione occupazionale e le prospettive di vita e di reddito delle persone. In aggiunta e in conseguenza alle diffuse difficoltà occupazionali, si è determinato nel Paese un processo progressivo ed inesorabile di perdita del potere di acquisto delle retribuzioni e delle pensioni, accentuato dalle manovre restrittive sul bilancio realizzate nel 2011 che hanno inciso pesantemente in materia di costo dei carburanti, di incremento della fiscalità locale e addizionali regionali, di aumento delle imposte sulla prima casa e dell’Iva, mancata rivalutazione delle pensioni ed hanno fatto aumentare in modo preoccupante situazioni di difficoltà economica e sociale per milioni di persone.

E’ necessario pertanto operare un forte intervento a sostegno di salari, stipendi e pensioni oltre che per rispondere ad un’emergenza sociale da tutti riconosciuta, anche per dare un contributo decisivo al rilancio della domanda interna, indispensabile per far tornare a crescere la nostra economia.

In questo quadro Cgil-Cisl-Uil ritengono indispensabile che il Governo realizzi in tempi brevi un intervento di riduzione del carico fiscale a beneficio dei lavoratori, dei pensionati, delle famiglie da finanziare con gli introiti a ciò appositamente destinati di una sempre più efficace azione di contrasto all’evasione e all’elusione fiscale, nell’ambito di una più organica riforma fiscale di carattere generale che preveda una imposizione sui patrimoni mobiliari e immobiliari, così da realizzare una redistribuzione più equa della pressione fiscale sui cittadini, a vantaggio del lavoro, delle pensioni, delle famiglie.

Ai fini del sostegno della produttività del sistema economico vanno resi strutturali e migliorati la detassazione e la decontribuzione del salario di produttività tramite la contrattazione collettiva aziendale e territoriale e resi maggiormente selettivi gli incentivi e gli sgravi fiscali per le imprese ancorandoli maggiormente all’innovazione tecnologica ed organizzativa, all’incremento dell’occupazione, alla crescita della produttività, alla finalizzazione di comportamenti socialmente responsabili, promuovendo anche per tale via l’avanzamento della specializzazione e della modernizzazione del nostro sistema economico.

Le politiche di controllo selettivo della spesa pubblica sono un’occasione irripetibile per una riorganizzazione complessiva della pubblica amministrazione improntata ai criteri di una maggiore efficienza, della riduzione delle disfunzioni e degli sprechi, della valorizzazione degli operatori del servizio pubblico attraverso la negoziazione con le organizzazioni sindacali che preveda anche una redistribuzione a favore dei lavoratori delle economie di gestione. Analogo criterio deve riguardare la salvaguardia e la qualità della spesa per lo Stato sociale che attraverso la definizione dei costi standard nella gestione e dei livelli essenziali delle prestazioni sociali garantisca la continuità e l’uniformità su tutto il territorio del servizio sanitario nazionale, dell’assistenza e delle politiche sociali, in particolare realizzando la necessaria tutela della non– autosufficienza.

Cgil-Cisl-Uil sollecitano quindi il Governo ad aprire sul tema della crescita e dell’equità sociale e fiscale un confronto con le parti sociali ed avanzano le loro proposte specifiche in materia di lavoro, previdenza e liberalizzazioni.

Mercato del lavoro

Dopo tre anni di crisi e con la prospettiva di un 2012 che si preannuncia di recessione economica, è necessario un piano organico per dare sostegno all’occupazione, in particolare con strumenti rivolti ai giovani, alle donne, agli over 50 e al reimpiego dei lavoratori in cassa integrazione e ai disoccupati, valorizzando, con le necessarie correzioni, gli istituti esistenti che promuovono ed incentivano il lavoro stabile. Contemporaneamente vanno ridotte e semplificate le altre tipologie di lavoro flessibile, armonizzando costi e tutele.

Nel contempo vanno assicurate le risorse per gli ammortizzatori sociali in deroga anche nel 2012 e successivamente va realizzato un riordino del sistema che permetta di assicurare in via ordinaria le tutele a tutte le dimensioni di impresa nei diversi settori e a tutte le tipologie contrattuali, in stretto collegamento con il rafforzamento delle politiche attive del lavoro.

A tal fine si ritiene utile proporre di utilizzare il percorso connesso alle deleghe approvate dal Parlamento (leggi 247/07 e 183/10) in materia di ammortizzatori sociali e riordino degli

incentivi per l’occupazione e servizi per l’impiego.

Nel merito

  • Tipologie d’impiego: promuovere la buona occupazione

Nel ribadire che il contratto a tempo indeterminato è la forma comune d’impiego, vanno incentivate le tipologie contrattuali che promuovano il lavoro stabile:

  1. Generalizzare l’utilizzo del contratto di apprendistato professionalizzante come canale ingresso al lavoro per i giovani e il contratto di inserimento per il reimpiego dei lavoratori in disoccupazione, per l’occupazione femminile nelle aree ad alta disoccupazione e per gli over 50. Per entrambe queste forme si propone di incentivare ulteriormente, per via fiscale e contributiva, le trasformazioni a tempo indeterminato
  2. Favorire il part-time per la conciliazione tra lavoro e famiglia, e anche per governare fasi di crisi: vanno incentivati/disincentivati i part-time lunghi/brevi, in attuazione della già citata delega e va rilanciato il ruolo della contrattazione, specie di 2° livello, in caso di ricorso a clausole elastiche e flessibili.
  3. Rafforzare e rendere immediatamente esecutivo il credito di imposta occupazione per il Mezzogiorno.

Vanno attivati percorsi che incentivino la trasformazione di contratti di lavoro oggi impropriamente utilizzati (lavoro a progetto, associati in partecipazione, false partite iva, tirocini) in queste forme tendenzialmente rivolte verso la stabilizzazione.

  • Tipologie di impiego: semplificare il lavoro flessibile

Per contrastare gli abusi ricorrenti che riguardano le tipologie di lavoro flessibile, va introdotto il principio generale della parificazione dei costi contrattuali e contributivi rispetto al lavoro subordinato a tempo indeterminato, maggiorati di una quota per gli ammortizzatori sociali, sul modello del lavoro somministrato, che in via generale potrebbe riassorbire molte delle tipologie contrattuali esistenti.

Inoltre, in termini più specifici:

  1. Per il contratto a tempo determinato che esplica una sua funzione soprattutto nella stagionalità, va prevista una semplificazione riguardo alla durata, salvo il caso del lavoro stagionale, e ad un tetto fissato dai Ccnl
  2. Lavoro parasubordinato: va ricondotto alla contrattazione collettiva di settore per quanto riguarda le condizioni per ricorrervi (la definizione di un reddito annuo al di sotto del quale non sia consentito assumere con queste tipologie di contratto) nonché per la definizione dei compensi e di un massimale di utilizzazione di tali rapporti in relazione alla dimensione d’impresa. Si ritiene inoltre opportuno rivedere le direttive Ministeriali inerenti l’attività ispettiva in materia di controllo del lavoro autonomo e parasubordinato. Per il 2012 si pone il problema di garantire ai collaboratori a progetto una misura adeguata di salvaguardia reddituale, intervenendo sul testo attualmente presente nel ”decreto milleproroghe”
  3. Voucher (lavoro accessorio): limitarne il ricorso attraverso la riduzione delle tipologie dei committenti e dei prestatori, fissare un riferimento al compenso orario, prevedendo che tali compensi siano utili, nel caso di cittadini stranieri, al raggiungimento del reddito minimo necessario per l’ottenimento del rinnovo del permesso di soggiorno;
  4. Tirocini: fermo restando il riparto di competenze tra Stato e Regioni previsto dal Titolo V della Costituzione, si propone di ricondurre la fattispecie all’interno delle attività curricolari dell’istruzione anche universitaria
  • Ammortizzatori sociali e servizi all’impiego
  1. Utilizzando i criteri presenti nelle deleghe già citate, è necessario un riordino che dopo la positiva stagione degli ammortizzatori in deroga preveda un sistema fondato su uno schema assicurativo con un contributo da parte di tutte le imprese ed una valorizzazione della bilateralità contrattuale, puntando all’estensione degli ammortizzatori sociali a tutte le tipologie di lavoro ed a tutte le dimensioni d’azienda. Il sistema dovrà essere fondato su due strumenti, indirizzati alla salvaguardia del reddito dei lavoratori sia in caso di sospensione per situazioni di crisi/difficoltà di natura temporanea o strutturale dell’impresa (CIG), sia in caso di avvenuta risoluzione del rapporto di lavoro, con indennità di mobilità e/o indennità di disoccupazione, prevedendo per quest’ultima un graduale incremento;
  2. vanno confermati e valorizzati i Contratti di solidarietà quale strumento alternativo alla messa in mobilità o ai licenziamenti
  3. vanno ridefiniti i requisiti di accesso per la fruizione degli ammortizzatori sociali, affinché il sistema sia maggiormente rispondente ai giovani e a chi rientra nel mondo del lavoro
  4. Va data sostanza alla condizionalità già prevista dall’attuale normativa, potenziando per tutti gli ammortizzatori sociali le politiche attive finalizzate al reimpiego, con un rafforzamento dell’azione dei servizi per l’impiego e delle sinergie tra servizi pubblici e privati, nonché tra gli attori preposti alle politiche passive e quelli che sono responsabili di quelle attive, attraverso un miglior utilizzo delle risorse comunitarie.
  • Pubblico Impiego

Gli esiti del confronto con il Governo sul mercato del lavoro verranno recepiti nel documento di Cgil-Cisl-Uil per la trattativa sulla regolazione del lavoro nel settore pubblico.

  • Emergenze sociali

E’ necessario intrecciare la discussione sulle prospettive con una valutazione accorta delle misure per fronteggiare le emergenze sociali di cui si indicano di seguito solo i titoli:

– per i lavoratori in cig / mobilità colpiti dall’allungamento della vita lavorativa disposto dalla legge 214/11, va garantita la salvaguardia dei previgenti requisiti pensionistici o, quantomeno, la garanzia del prolungamento delle indennità di sostegno al reddito;
– nell’attuale fase di emergenza, in attesa del riordino degli ammortizzatori sociali, va affrontato, in via derogatoria, il problema delle tutele per quanti esauriscono, oltre alla cassa integrazione e alla mobilità, anche l’indennità di disoccupazione.
– per i cittadini stranieri va stabilita la fruizione degli ammortizzatori sociali alle stesse condizioni dei lavoratori italiani, prevedendo che le indennità di sostegno al reddito siano utili ai fini del rinnovo dei permessi di soggiorno, i quali vanno inoltre allungati ad un anno in caso di perdita di lavoro e impossibilità di accedere agli ammortizzatori sociali; vanno poi previsti per gli stranieri in condizione di irregolarità percorsi di emersione dal lavoro sommerso, anche attraverso interventi di regolarizzazione individuale ed in sintonia con lo spirito della direttiva 2009/52/CE;
– integrare e coordinare le diverse attività ispettive, intrecciando le funzioni lavoristiche e previdenziali con quelle fiscali (banche dati e risorse umane);
– ripristinare una politica inclusiva nei confronti dei lavoratori disabili;
– ripristinare strumenti di contrasto alle dimissioni in bianco.

Previdenza

La sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico resta legata alle dinamiche future di crescita e sviluppo del Paese e all’andamento dell’occupazione. Le recenti misure contenute nel provvedimento varato nello scorso mese di dicembre devono essere modificate perché sono intervenute in modo insostenibile ed iniquo sulla struttura dei diritti previdenziali di milioni di persone senza nessuna gradualità. Si è realizzato un intervento volto solo a fare “cassa”, prelevando ingenti risorse dai lavoratori e dai pensionati, determinando così gravi ripercussioni anche sul mercato del lavoro, stante l’attuale situazione di difficoltà occupazionale.

Siamo, infatti, di fronte ad una vera e propria emergenza per cui è necessario, da subito, prevedere deroghe ed esenzioni per sostenere chi espulso dai sistemi produttivi rimane senza lavoro e senza alcuna fonte di reddito.

E’ necessario monitorare e stimare se le risorse per la copertura delle esenzioni e delle deroghe dall’applicazione della nuova disciplina previdenziale (comma 14 e 15 articolo 24) risulteranno idonee a coprire tutte le esigenze che si porranno per i lavoratori disoccupati che concluderanno il periodo di fruizione degli ammortizzatori sociali, per i lavoratori collocati in mobilità, mobilità lunga, in esodo (anche volontario), a carico dei fondi di solidarietà di settore, autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione e in esonero ex art. 72 c. 1 D.L n. 112/2008. Va data una risposta ai lavoratori che abbiano sottoscritto la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro per effetto di accordi che tenevano conto dei requisiti pensionistici previgenti e che oggi si vedono, di colpo, posticipare i requisiti per l’accesso al pensionamento.

Al tempo stesso ai fini dell’accesso al pensionamento anticipato con il requisito contributivo è necessario eliminare, qualsiasi forma di penalizzazione per ogni anno di anticipo rispetto ai 62 anni, così come l’aggancio del medesimo requisito all’aumento dell’aspettativa di vita.

Si potrebbe anche sperimentare il part – time negli ultimi anni di lavoro (con una maggiorazione incentivante della relativa copertura figurativa), rendendo più sostenibile l’allungamento di età di accesso alla pensione.

Così come, stante il disagio provocato, prevedere l’esenzione delle norme sull’uso del contante nel pagamento delle pensioni o l’azzeramento dei costi per l’erogazione delle stesse.

Per Cgil, Cisl e Uil rimangono però da affrontare anche i temi relativi all’assetto di sistema della previdenza, cosi come disegnato dalla manovra. Alle norme approvate va, infatti, restituito un carattere di gradualità, senza il quale l’impatto sulle condizioni di vita e di lavoro delle persone, nonché sull’occupazione dei giovani risulta particolarmente pesante.

Occorre, inoltre, realizzare una maggiore gradualità nell’aumento dell’età anagrafica prevista ai fini dell’accesso al pensionamento di vecchiaia delle lavoratrici sia private che pubbliche e riconoscere a tutti i lavoratori una maggiore gradualità nell’abolizione delle cosiddette “quote” – somma di età anagrafica ed età contributiva – per l’accesso al pensionamento. Va estesa anche ai lavoratori del settore pubblico la norma che consente l’accesso al pensionamento ai 64 anni per tutti coloro che maturino i requisiti pensionistici entro il 31/12/2012.

Bisogna, inoltre, prevedere un aggiornamento della normativa sui lavori particolarmente faticosi e pesanti – d.lgs. n. 67/2011 – ampliando la platea dei potenziali beneficiari.

Cgil, Cisl e Uil ritengono anche che vada affrontato il problema della progressiva perdita del potere di acquisto subita dai trattamenti pensionistici in essere, a cominciare da quelli di importo più basso.

Soprattutto per i lavoratori più giovani è indispensabile promuovere e rilanciare lo sviluppo della previdenza complementare, mediante misure che la rendano effettivamente disponibile ed accessibile ai lavoratori in tutti i settori, a partire da quelli pubblici ai quali va estesa la stessa normativa fiscale già prevista nel “privato”, senza contestualmente determinare ulteriori riduzioni della copertura pensionistica assicurata dalla previdenza pubblica.

E’ importante continuare il processo di armonizzazione dei regimi previdenziali e delle diverse aliquote contributive e tramite il ricorso ad un’ulteriore contribuzione di solidarietà proporzionale ai maggiori benefici ottenuti in passato (anche in termini di pensionamento anticipato) a carico dei soggetti con trattamenti pensionistici di importo molto elevato.

Cgil, Cisl e Uil ritengono necessario aprire un confronto sulla struttura e sulla governance del nuovo Ente previdenziale, al fine di garantire l’obbiettivo di una vera efficienza e trasparenza, oltre che di salvaguardia dei livelli occupazionali. Obiettivi da realizzarsi attraverso la predisposizione di un piano industriale condiviso e l’affermazione di governance effettivamente duale.

Liberalizzazioni

Le liberalizzazioni possono essere di sostegno alla crescita del Paese a condizione che non si traducano in un’azione indistinta, incoerente e improvvisata frutto di una lettura affrettata ed ideologica della realtà. Va ricordato che liberalizzare non significa automaticamente privatizzare, ed inoltre un settore liberalizzato ha mediamente più bisogno di regole chiare e trasparenti, visto che buona parte della difficile situazione attuale discende da una palese e dimostrata incapacità del mercato ad autoregolarsi spontaneamente. Liberalizzare significa inoltre interagire con il lavoro e, molto spesso, con la sfera dei diritti di cittadinanza di milioni di persone. Per questo motivo è indispensabile che il Governo apra subito un tavolo di confronto con le parti sociali.

I processi di liberalizzazione –che devono puntare all’obiettivo di ampliare il mercato dei servizi – diventano elementi forti per lo sviluppo complessivo del Paese se determinano una sana concorrenza che rispetti le regole e il lavoro, se si traducono in un vero vantaggio, in termini di prezzi e qualità dei servizi per i cittadini.

Alla base di questo vi sono condizioni che riteniamo fondamentali:

  1. il mantenimento della proprietà pubblica degli Asset strategici che esercitano un ruolo fondamentale, in quanto infrastrutture nodali per il Paese ed elemento cardine del Welfare. L’acquisizione da parte del Tesoro della società Rete Ferroviaria Italiana spa appare, così come si legge nella Bozza del decreto, troppo a discapito di Trenitalia e pertanto va meglio verificata la sua gestibilità;
  2. i processi di liberalizzazione non devono mettere in discussione i servizi universali, che rappresentano i veri diritti di cittadinanza a prescindere dalle condizioni socioeconomiche e geografiche. Questo riguarda, in particolare, come si legge nella bozza del decreto, Poste Italiane e la Rete regionale Ferroviaria;
  3. il rispetto dei ccnl di settore e la tutela del lavoro. In particolare la funzione dei contratti di settore è importante per evitare il dumping contrattuale che potrebbe derivare dall’apertura del mercato a più soggetti, creando così, oltre che un danno al lavoro, una concorrenza sleale a scapito delle imprese sane. È indispensabile, inoltre, dotare di adeguati ammortizzatori sociali tutti i settori coinvolti nei processi di liberalizzazione, rendendoli strutturali e omogenei per tutte le categorie, finalizzandoli anche alla formazione e alla riqualificazione professionale;
  4. il rispetto delle competenze istituzionali a tutti i livelli, in particolare a quelle definite dall’art. V della Costituzione, anche in riferimento agli orari degli esercizi commerciali già fortemente liberalizzati per le aperture domenicali dalle manovre di questi ultimi mesi e addirittura liberalizzati nell’orario notturno dall’ultima manovra, creando fortissime ripercussione sulle lavoratrici e sui lavoratori del settore, al di fuori di ogni regolamentazione contrattuale;
  5. per quanto riguarda i Servizi pubblici locali è indispensabile l’accorpamento delle società di servizio, al fine di ridurne il numero e realizzare, così, la costituzione di imprese dimensionalmente più grandi in grado di competere sul mercato, rispondenti agli ambiti o bacini ottimali del servizio come elemento di virtuosità premiante dal punto di vista degli investimenti pubblici. I nuovi assetti dimensionali devono prevedere nell’azionariato diffuso dei cittadini e nella partecipazione dei lavoratori, forme di nuova governance più partecipativa e vicina al cittadino-consumatore. Anche il tema degli investimenti, così, può trovare positivi sviluppi;
  6. estensione dell’abolizione delle tariffe minime a tutte le categorie, in maniera omogenea e trasparente, in modo che ne derivi un vantaggio per i cittadini, ma anche un’apertura per tanti giovani alle professioni interessate.

Infine, per garantire e controllare tutto il processo di liberalizzazione vanno rafforzate e istituite, laddove necessario, le Autorità di vigilanza che – mantenendo la loro indipendenza e autonomia economica – devono esercitare reali poteri sanzionatori, essere in grado di vigilare sulla qualità dei servizi, sulla politica tariffaria e garantire il primato della pubblica utilità sulle esigenze privatistiche.


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