Si è conclusa in questi giorni la campagna Stop Voucher! avviata dalla Cisl del Veneto lo scorso primo maggio con l’apertura di un Numero Verde a disposizione di chi volesse raccontare la propria storia di voucherista e con una forte iniziativa di pressione verso governo e parlamento per cambiare le norme che regolano il lavoro accessorio.
“Il Numero Verde – spiega il segretario generale della Cisl impegnato in prima persona nella iniziativa- ha confermato in pieno le nostre tesi: il voucher è spesso una specie di assicurazione sul lavoro nero. Con 10 euro di spesa si evitano controlli e sanzioni”.
Le storie descritte hanno, infatti, più o meno la stessa struttura: lavoratori full time (8 ore al giorno per l’intera settimana) che per un periodo di tempo (dai 2 mesi all’anno e mezzo) sono stati pagati con 2-3 voucher dal valore di 10 euro e il resto in nero. Solo il 20% dei lavoratori racconta di aver smesso di presentarsi nel luogo di lavoro per propria volontà, non accettando più condizioni lavorative prive di tutele. I datori di lavoro fanno leva sulla necessità delle persone di lavorare ed è questo che permette ancora un uso così selvaggio del voucher.
Dall’analisi dei dati raccolti dalle chiamate emerge che il settore commercio e servizi è quello nel quale si concentrano il maggior numero di esperienze di scorretto uso dei voucher. Significativo il fatto che a chiamare siano soprattutto sono i parenti prossimi del voucherista: mamma, coniuge o addirittura il fidanzato.
Per Rota la campagna si conclude con due risultati positivi: il primo è quello di aver posto alla
attenzione delle rappresentanze politiche ed amministrative e della opinione pubblica i danni che, anche in Veneto, i voucher stanno provocando al buon lavoro, l’altro è che le proposte avanzate dalla Cisl del Veneto per modificare le norme che regolano il loro utilizzo sono state in gran parte recepite dalla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati in un documento ufficiale inviato nei giorni scorsi al governo in vista della approvazione di un Decreto Legge in materia.
“Non siamo per l’abolizione tout court dei voucher, ma per una loro regolazione che sia più garante delle finalità con cui questo strumento è nato nel 2008 e sperimentato proprio in Veneto: ossia quello di regolarizzare i piccoli lavori che prima si facevano in nero. Per questo abbiamo contestato il decreto presentato da Poletti. Ora la Commissione Lavoro ha fatto sue alcune delle nostre proposte: che si possa remunerare con voucher il lavoro accessorio ma anche occasionale (questo secondo requisito era stato eliminato dalla riforma Fornero del 2012), una più efficace tracciabilità, nessuna regola speciale per l’agricoltura e la possibilità di escludere alcuni settori. Ora ci aspettiamo che il governo completi l’opera portando al 23 % la quota dei contributi previdenziali e portando ad almeno 24 ore il preavviso di attivazione dei voucher”.
Intanto si registra, come previsto, una ulteriore impennata dei voucher. A maggio, prima ancora dell’inizio della stagione turistica, in Veneto si sono venduti oltre 7 milioni di voucher da € 10, il 37% in più dello stesso periodo dello scorso anno.