In questi anni di crisi, di recessione, di riduzione dei consumi, l’attenzione maggiore è andata alle attività produttive.
Nella comunità veronese, però, ci sono persone che, pur vivendo e subendo pesantemente gli effetti della crisi, non sono inserite nelle centinaia di statistiche che ogni giorno vengono proposte.
Qualcuno li ha definiti invisibili, senza parola, dimenticati e spesso i loro destini si intrecciano o si abbracciano in una sorta di condanna alla povertà: sono i “giovani” precari e i pensionati.
I giovani, per i quali, pur in presenza di tante parole, proclami, tavole rotonde e seminari, ben poco si è fatto per garantire un rapporto di lavoro stabile. Il recente decreto del Governo, nel rendere ancor più fruibile e meno vincolante per le imprese il contratto a tempo determinato, renderà la precarietà strutturale al sistema produttivo.
Solo due anni fa, la legge di riforma del mercato del lavoro individuava nel rapporto a tempo indeterminato la tipologia di contratto al quale le altre forme contrattuali dovevano tendere. Essere intervenuti ora, modificando sia i contratti a termine sia l’apprendistato vuole dire tornare a precarizzare il mercato del lavoro, nella speranza che questo possa indurre le imprese ad assumere, se pur a tempo determinato, rinviando la stabilizzazione.
Inoltre, non dimentichiamo che negli interventi fiscali varati dal Governo, che con lo stipendio di Maggio si tradurranno in attesi benefici economici per i dipendenti, si è esclusa un’importante platea di persone che, almeno in questi ultimi cinque anni, ha sofferto la crisi: i pensionati. Questi molto spesso, anche a Verona, hanno dovuto aiutare figli e nipoti disoccupati. Venivano definiti, e sono stati, i principali ammortizzatori sociali. Loro che,mediamente, in provincia di Verona percepiscono una pensione mensile lorda di 780 euro.
Da troppo tempo questi però attendono risposte per salvaguardare il potere d’acquisto delle loro rendite che, contemporaneamente, vengono ridotte di continuo.
Se l’obiettivo del Governo è far ripatire i consumi per far ripartire la produzione e quindi l’economia, l’aver dimenticato i pensionati è una grave disattenzione che dovrà al più presto essere colmata con un intervento legislativo. Questo si attendono i principali ammortizzatori sociali del paese.
Nei mesi scorsi credo che tutti abbiano visto la copertina di un settimanale nazionale in cui appariva il Presidente Renzi tra le sue due nonne. Ecco, per i pensionati populismo e buonismo, se non accompagnati da fatti concreti, diventano solo una presa in giro.