La Cisl chiude con 75.817 iscritti, con un aumento del 3,48% rispetto all’anno precedente.
A Verona cig record nel 2013, si salva solo il turismo.
Cresce la mobilità e la cassa integrazione mentre scompare il manifatturiero e l’agroalimentare è in fase di recessione. Verona cambia faccia e da polo manifatturiero si sta trasformando in una realtà orientata verso il turismo e il commercio. Una metamorfosi inevitabile, devastante dal punto di vista occupazionale.
Nel 2013 sono state 48.141 le domande di disoccupazione ordinaria, indennità di mobilità e disoccupazione con requisiti ridotti, +29% rispetto all’anno precedente e le ore autorizzate di cassa integrazione sono aumentate quest’anno del 30%, 13.715.249 in totale.
“Non si salva nessuno, non il manifatturiero, ormai scomparso” spiega Massimo Castellani, segretario generale Cisl Verona “e nemmeno l’agroalimentare, che ha resistito nei primi anni della crisi, ma da ora i primi segni di recessione”.
TURISMO. La categoria che soffre meno è delle quella turistica. “Certo, parlare di ripresa è eccessivo, ma è corretto dire che c’è tenuta” racconta Andrea Sabaini della Fisascat. “Mancano però politiche attente e sarebbe opportuno accendere i riflettori su questo settore, i cui lavoratori sono penalizzati dal fatto di non avere alcun ammortizzatore sociale. Allo stesso modo sono svantaggiati gli operatori del settore commercio che possono contare solo sulla cassa in deroga, lavorando per imprese molto piccole”.
METALMECCANICA. É la categoria più martoriata dalla crisi con il 46% delle aziende è in mobilità, per un totale di 6.450 addetti (+10% rispetto al 2008), mentre il 33% ha davanti a sé un futuro incerto.
“Non c’è pianificazione, non c’è regia politica” commenta Massimiliano Nobis, segretario Fim, “prova evidente di questo è la situazione di Compometal, Over, Cardi, Ofv e di tutto l’universo di piccole imprese veronesi i cui lavoratori perdono ogni giorno il lavoro”.
EDILIZIA. Anche nel comparto edile prosegue il trend negativo. Sono 1.949 le imprese attive, e i lavoratori si sono ridotti di un migliaio in un anno. “La preoccupazione aumenta adesso che anche le aziende storiche iniziano a licenziare e i motivi sono legati alle banche, che non finanziano progetti in fase di avvio” chiarisce Davide Zardini della Filca “Ma la responsabilità è pure di associazioni, fondazioni, amministrazioni che adottano il regime del massimo ribasso, incrementando irregolarità e mettendo in difficoltà le imprese corrette”.
ALIMENTARE. Natale amaro anche per l’industria alimentare, fiore all’occhiello dell’economia scaligera, soprattutto per quelle imprese legate ai prodotti stagionali, che si sono convertite a prodotti di natura continuativa facendo contratti a termine, che non compensano però la perdita di stagionali”.
PENSIONATI. La crisi che non risparmia nemmeno loro, che rappresentano il 45% dei tesserati Cisl Verona. “Molti pensionati sono sulla soglia di povertà e non possono nemmeno più fungere da ammortizzatore sociale ai figli, rimasti senza lavoro” racconta Luigi Bombieri, segretario Fnp. “ la situazione è grave e allarmante e non sembrano profilarsi miglioramenti”