Il recente neologismo “esodati” definisce quella fattispecie di persone che, a seguito di accordi con il datore di lavoro è stata collocata in cassa integrazione, per poi passare in mobilità e scivolare, senza interruzione, alla pensione.
In Italia sono più di trecentomila e circa tremila solo in provincia di Verona. Questi sono lavoratori che spesso hanno mediamente più di cinquantacinque anni, ex dipendenti di un’impresa in crisi o in ristrutturazione.
La recente riforma delle pensioni del governo Monti, togliendo le pensioni d’anzianità ha di fatto negato la possibilità agli “esodati” di andare in pensione al termine della mobilitá. Con questo scherzetto, gli esodati rimarranno senza ammortizzatori sociali e senza pensione per molti anni. Un’imperdonabile quanto inopportuna affermazione, fatta ieri, dal sottosegretario all’economia Polillo, ci fa chiedere però: Ma questi ci fanno o ci sono? Secondo il sottosegretario Polillo la soluzione si potrà trovare rendendo nulli gli accordi fatti tra imprese e lavoratori e quindi gli “esodati” potranno tornare al lavoro. Il Sottosegretario non ha però chiarito se andrà lui dalle imprese in crisi a spiegare che dovranno riprendere al lavoro persone a casa da qualche anno. La proposta non meriterebbe grandi commenti se non fosse così drammatica e incerta la situazione in cui le famiglie stanno vivendo.Per questo mi sento di dare un consiglio al Sottosegretario : quando le situazioni sono così laceranti per le persone, eviti esternazioni inopportune. Pensi, invece, a come permettere a coloro che avevano sottoscritto un accordo con dimissioni prima dell’entrata in vigore della riforma delle pensione di andare in pensione con la vecchia normativa. O pensa di risolvere i problemi dell’Italia creando ulteriori trecentomila disoccupati ultra cinquantacinquenni?