Da una recente indagine commissionata dalla Cgia di Mestre risulta che, nei prossimi anni, il 48% delle aziende venete sarà interessato al passaggio generazionale. Purtroppo però solo il 31,7 % di queste sta già affrontando il problema, mentre il 51,8% sarà impreparato e costretto a vendere o chiudere. Spesso si dimentica che l’impresa, oltre ad essere un soggetto produttivo all’interno della società, è anche un soggetto con responsabilità etico-morali nei confronti della società e in particolare dei dipendenti. I passaggi generazioni non possono, come sta accadendo, essere dei salti nel vuoto senza la rete di protezione. Se il figlio ha le doti del padre, l’impresa reggerà e magari crescerà, contrariamente porterà l declino dell’attività, pregiudicando anche i posti di lavoro dei dipendenti.
Ovviamente i problemi determinati dalla recessione economica, come quella che stiamo vivendo da alcuni anni, sommandosi ai passaggi generazionali inadeguati, acuiscono e accelerano gli stati di crisi. In altre parole, in tempi di vacche grasse anche gli imprenditori poco avveduti erano riusciti a sopravvivere, ma ora, che le cose vanno male per tutti diventa fondamentale avere le caratteristiche indispensabili per essere a capo di un’impresa. Recentemente anche a Verona le seconde generazioni sono i responsabili della crisi di aziende importanti che davano lavoro a decine di persone. La Maistri Cucine non è certo stata un esempio di lungimiranza nel passare il testimone. L’azienda è ora in liquidazione e in pericolo sono più di sessanta posti di lavoro, a cui si aggiungono, anche se non dipendenti, coloro che lavoravano perché la Maistri esisteva.
E cosa dire della Cas di Castagnaro? L’azienda, fondata nel 1963, è passata di mano in mano ai quattro figli del fondatore ed ora in procinto di concordato per aver raggiunto circa trenta milioni di debiti in poco più di due anni, pur lavorando in un settore agro alimentare dove non ancora la crisi ha avuto effetti pesanti. Esistono anche numerose seconde generazioni veronesi meritevoli, che hanno invece dato quell’impulso, quella freschezza e quella passione tipica dei giovani e di chi, con senso di responsabilità, raccoglie il testimone della famiglia per condurre l’impresa.
Non credo che esista il cromosoma dell’imprenditore, né tanto meno che lo si possa tramandare di padre in figlio, ma sicuramente si possono ereditare aziende e capitali con l’onesta intellettuale, qualora non ci si senta all’altezza di amministrarli, di decidere se vendere l’azienda o affidarla ad amministratore delegato.