Come non discriminare le donne con il linguaggio
Con il linguaggio si rappresenta la realtà, per questo è così importante usare correttamente la lingua italiana per non discriminare le donne.
Cecilia Robustelli, docente di Linguistica presso l’Università di Modena e collaboratrice dell’Accademia della Crusca in un’intervista spiega l’uso corretto della lingua italiana perché ciò che non si dice non esiste.
Quindi bisogna imparare a dire ministra, sindaca, prefetta, assessora, “la” giudice, ecc. Suonano male? Già diciamo senza problemi maestra, pastora, deportata, coniglietta ecc. In realtà quei femminili suonano male perché il contenuto semantico per tradizione è associato al maschile.
Usare il maschile per le donne che ricoprono professioni e ruoli di prestigio disconosce l’identità di genere, nascondendo le donne.