La Banca d’Italia pubblica ogni anno, nel mese di giugno, un report sull’economia delle singole regioni Italiane con realtà omogenee ai 27 paesi Ue. Ciò che ne emerge è una ripresa lenta rispetto il punto di caduta peggiore avuto nel 2009, con una stagnazione della domanda interna, una ripresa dell’export e una scarsa, insufficiente e inadeguata risposta sul piano occupazionale. Ma la ripresa economica necessita di più elementi di trascinamento. Anzi è possibile dire che la ripresa economica è il risultato finale di una serie di azioni che creano un tessuto positivo perché questa possa avvenire.
Analizzando il mercato del lavoro è chiaro che a fronte di una crescita nel 2010 dei livelli produttivi con un aumento delle ore lavorate del 3,6 %, rispetto al 2009, la manovra non ha portato un aumento dell’occupazione, ma solo un aumento delle ore lavorate per addetto. Nel 2010 l’occupazione, in Veneto, si è attestata sugli stessi livelli del 2009 a fronte di un calo del -0,7 % avuto in Italia.
Chi è stata maggiormente segnata è stata l’Industria, con una diminuzione degli occupati del 7,3 % . Una flessione in termini generali del 3% l’avuta il lavoro dipendente, mentre è cresciuto il lavoro autonomo. Gli occupati di nazionalità italiana sono calati nel 2010 dello 0,3 % mentre gli occupati stranieri sono aumentati del 2,6 %, con impieghi prevalenti in attività dei servizi.
I giovani sono stati quelli maggiormente penalizzati, con un tasso di occupazione nel Veneto che si riduce del 6,3% nella fascia compresa dai 15 ai 34 anni di età, con una maggiore perdita di posti a tempo indeterminato e rispetto a quello autonomo.
Pur avendo da sempre un tasso di disoccupazione elevato nell’età scolare si evidenzia una significativa crescita dei giovani che non lavorano, non studiano e non frequentano corsi di specializzazione. Nel Veneto dal 2008 sono aumentati di 48mila unità passando in termini percentuali dal 12,2% al 16,8%.
Un elemento da non sottovalutare è il grado d’istruzione dei giovani che vengono esclusi dal mercato del lavoro: il 19 ,7% possiede la licenza media, il 14,3 % il diploma, il 14,8 % la laurea.
Un altro elemento interessante sono i redditi disponibili delle famiglie in Veneto: è calato da 16.100 euro a 15.800 euro all’anno dal 2001 al 2007 e nel 2009 ha raggiunto i 15.300 euro (in Italia è del 13.600 euro). Questo elemento ha avuto come conseguenza principale il calo dei consumi reali procapite aumentati dal 2001 al 2007 solo del 0,6 % e in prevalenza su bei durevoli. Negli ultimi anni la quota di addetti nel settore manifatturiero a bassa tecnologia è in diminuzione, mentre i comparti ad alta tecnologia stanno raggiungendo la media europea. Rimane invece elevato il differenziale occupazionale tra il Veneto e l’Europa nei settori a medio alta tecnologia con maggiore possibilità d’impiego di manodopera.I dati che mette a disposizione la Banca d’Italia devono essere letti, ragionati, discussi, interpretati e utilizzati nelle scelte che la politica dovrà adottare partendo da ieri. La ripresa economica non avviene con moto proprio ma è il risultato di un insieme di azioni finalizzate allo sviluppo dell’economia. Azioni che potranno, meglio dovranno, avere il contributo di tutti gli attori della società partendo dalle istituzioni centrali, locali, della scuola, dai rappresentanti degli imprenditori e dei lavoratori. Non pensiamo per comodità o per opportunismo che devono essere sempre gli altri a risolverci i problemi, ogni uno di noi deve fare la sua parte sul palcoscenico della società civile che ha come obiettivo la crescita e il benessere di tutti. Un sindacato riformista e confederale come la CISL ha avuto spesso modo nella sua storia di dimostrare senso di responsabilità, nel coniugare le necessità specifiche di ogni uno con l’interesse collettivo di tutti.
Massimo Castellani
Segretario Generale Cisl Verona