Nel 2010 hanno superato quota 51 mila. Cisl: serve un modello di welfare che li tuteli


PADOVA. La domanda di lavoro interinale si sta spostando rapidamente verso il Nordest. È la tendenza che emerge dalle rilevazioni dell’osservatorio nazionale di Ebitemp, l’Ente bilaterale per il lavoro temporaneo.

Stando ai dati delle iscrizioni Inail, in Veneto nell’ultimo anno i lavoratori interinali sono cresciuti del 17,2%, una percentuale di gran lunga superiore al trend nazionale (12,7%). A fine 2010 hanno raggiunto quota 51.447 (dodici mesi prima erano 43.883). Il Veneto è la seconda regione italiana per utilizzo di lavoro temporaneo, a debita distanza dalla Lombardia, ma davanti a Piemonte ed Emilia Romagna.

“La ripresa economica – spiega Emiliano Galati, segretario regionale della Felsa-Cisl, la federazione dei lavoratori somministrati, autonomi ed atipici – è trainata da un’area che comprende tutto il Nord, insieme a Marche e Abruzzo, con tassi di crescita superiori alla media nazionale. Il settore che ne fa maggiore ricorso è l’industria manifatturiera, che nel Nordest raggiunge punte di crescita superiori o vicine al 40% su base annua”.

Il trend è confermato anche dal dato sulle missioni di lavoro, ovvero i singoli incarichi, passate da quota 31.514 (2009) a 37.198 (2010), con un incremento pari al 18% (su base nazionale l’aumento è dell’11,2%), con una durata media che ha superato i 44 giorni (39,7 nel 2009). “Felsa-Cisl – conferma il segretario generale della Cisl di Padova Adriano Pozzato – è impegnata nella costruzione di un nuovo modello di welfare a sostegno di questi lavoratori spesso senza tutele”.

IL MATTINO DI PADOVA DEL 6 MAGGIO 2011


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