Da alcuni anni, probabilmente da troppi, stiamo discutendo a Verona sulla necessità di aggregazione tra imprese definite multiutility come lo è il gruppo a cui fa capo AGSM.
La necessità di aggregarsi con altre realtà territoriali permetterebbe di essere più competitivi nel globale mercato del GAS, nelle economie di scala e di sopportare gli inevitabili “urti” che potrebbero arrivare da quelle multinazionali del settore che tanta fame hanno di nuovi mercati.
L’AGSM, come sappiamo, è nata per dare ai cittadini veronesi quei servizi essenziali per far si che il benessere derivato dal riscaldamento, dalla corrente elettrica e dall’acqua potabile sia presente in tutte le abitazioni e i luoghi di lavoro. Negli anni ci siamo affezionati a questa nostra impresa locale in un rapporto di amore e odio. Amore per l’efficiente servizio reso e odio, si fa per dire, quando arrivano le bollette. Il tutto però ha costruito nel tempo un rapporto di fiducia che ha permesso all’azienda di crescere e avviare investimenti per la produzione di energia rinnovabile.
Il tempo che stiamo vivendo non ci permette di ragionare romanticamente guardando le nostre realtà locali. Tutto è mutato in grande, in globale e anche le municipalizzate sono costrette a ricercare soci con cui instaurare un rapporto che da un lato permetta di continuare la loro storia e dall’altro di essere più competitive.
Lo scenario che abbiamo davanti non ha alcune varianti: due sono le maggiori imprese che starebbero corteggiando l’AGSM promettendo, probabilmente, rese milionarie al comune di Verona.
Una è la società lombarda A2A S.p.A. con sei miliardi di fatturato e circa 11.000 dipendenti, l’altra è una società Bolognese di nome HERA S.p.A. con più di sei miliardi di fatturato e circa 8.500 dipendenti. Due colossi se confrontati con la nostra amata AGSM che di fatturato arriva a poco meno di un miliardo e circa 1.300 dipendenti.
Entrare dentro nella galassia di A2A o di HERA, stante i rapporti di forza con l’AGSM, c’è il reale pericolo che si ripeta la storia dell’aeroporto dove il veneziano SAVE entrato da un pertugio del 2% ha raggiunto in poco tempo il 40 % e solo la disdetta dei patti parasociali da parte dell’attuale amministrazione gli ha impedito di superare il 50 %.
Perché allora non pensare di unire piccole realtà e diventare il terzo grande polo del nord Italia? Con AIM di Vicenza con la quale da un po’ stiamo parlando di aggregazione ma ancora nulla si è cagliato. Ci sono anche altre realtà interessanti come Dolomiti energia di Trento con un miliardo e mezzo di fatturato e circa 1.300 dipendenti, la Alperia di Bolzano con un miliardo e tre di fatturato e mille dipendenti la società TEA S.p.A di Mantova con oltre 500 dipendenti. Arriveremo ad essere il terzo polo del nord Italia in grado di confrontarci sia con i Lombardi che con gli Emiliani.
Verona è sempre cresciuta quando ha guardato al Nord, là è il nostro futuro. Per l’AGSM, per i dipendenti e per i cittadini veronesi.
Massimo Castellani – Segretario Generale Cisl Verona