Lo studio di Eurostat che analizza la partecipazione al mercato del lavoro nell’Unione europea, rileva che nel 2015 il numero delle persone inattive in età lavorativa (15-64 anni) nell’UE ha raggiunto un nuovo minimo del 27,5 %.
Anche il divario di genere è in continua diminuzione in quasi tutti gli Stati membri, però la situazione rimane comunque piuttosto eterogenea: il divario di genere rimane ben al di sopra della media europea a Malta (27%), Italia (18%), Romania (18,6%) e Grecia (16%). Sono questi i Paesi in cui la partecipazione delle donne al mercato del lavoro rimane molto bassa (meno del 60% delle donne di età compresa tra 15-64 anni sono presenti nel mercato).
Per le donne, la principale causa di inattività sono le responsabilità familiari; se infatti è tra i 25 ei 54 anni che si colloca il primato dell’età lavorativa, questa è anche l’età in cui nelle famiglie nascono e si crescono figli/e. Ed è proprio in questa fascia di età che le differenze di genere del tasso di inattività sono più pronunciate: nel 2015 , l’8,6% degli uomini in questa fascia di età sono stati inattivi rispetto al 20,6 % delle donne.
Serve quindi una profonda riflessione e una convinta azione politica; numerosi studi rilevano, infatti, che una maggiore presenza delle donne nel mercato del lavoro determinerebbe un sensibile aumento del Pil.