Quest’anno i freelance non iscritti a Ordini professionali potrebbero avere qualche certezza in più. C’è, infatti, l’impegno del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, a invertire il trend. “Nella legge di Stabilità verranno tagliati i contributi per le partite Iva non iscritte agli ordini, una platea di 500mila persone”, ha dichiarato ieri sera il premier nel corso di “Porta a porta” arrivando a quantificare il risparmio in “mille euro l’anno”.
Una buona notizia, quindi, per informatici, grafici, pubblicitari, traduttori, formatori. Ma non solo. La platea interessata è quella degli autonomi che sono obbligati a iscriversi a un Albo e a una Cassa di previdenza privatizzata.
Quanto si paga ora
L’aliquota contributiva attuale a carico dei professionisti iscritti in via esclusiva alla gestione separata Inps è del 27%. Aliquota a cui va aggiunto lo 0,72% come quota maternità.
L’aumento progressivo dell’aliquota contributiva era stato previsto dalla riforma Fornero del mercato del lavoro (legge 92/2012). La percentuale dei contributi previdenziali avrebbe dovuto salire dall’allora 27,72% al 33,72% nel 2018. Poi la legge di stabilità per il 2014 ha mantenuto fermo il 27,72% anche per quell’anno. Dopo un lungo pressing, è stata la conversione del decreto Milleproroghe (Dl 192/2014) a confermare la stessa aliquota anche per il 2015. Mentre per il 2016 il congelamento è arrivato attraverso l’ultima legge di Stabilità.
Quanto si potrebbe pagare
L’intervento sull’aliquota contributiva dei freelance dovrebbe articolarsi secondo un doppio binario. Da un lato, appunto la riduzione dell’aliquota contributiva che dovrebbe passare dal 27% al 25%. “C’è quindi un forte avvicinamento – commenta Acta, l’associazione dei freelance – alla situazione degli altri lavoratori autonomi come artigiani e commercianti, che a regime verseranno il 24%, un punto in meno rispetto a noi, ma accompagnato dalla presenza, per loro, di un minimo contributivo che penalizza chi ha redditi bassi, inferiori ai 15mila euro annui». Dall’altro lato, si dovrebbe innalzare la contribuzione per le altre spese assistenziali (malattia e maternità) dall’attuale 0,72% a una percentuale che potrà variare tra 1 e 1,5 per cento. In questo modo, quindi, l’aliquota complessiva dovrebbe essere del 26-26,5%. Con un sensibile rafforzamento della parte legata alle prestazioni di assistenza.
Il Jobs act degli autonomi
Un altro corposo capitolo di misure, che testimoniano una crescente attenzione per le partite Iva, è contenuto nel Job act degli
autonomi. Il provvedimento (atto 2233) è stato approvato dalla Commissione Lavoro del Senato, presieduta da Maurizio Sacconi (Ap), alla fine dello scorso mese di luglio. Il testo è atteso nell’Aula di Palazzo Madama, dove il termine per la presentazione degli
emendamenti è stato fissato entro le ore 13 di lunedì 12 settembre.
Diverse le integrazioni apportate dalla Commissione rispetto al testo originario presentato dal Governo. Tra gli interventi contenuti nell’attuale versione del Ddl, si possono ricordare l’allargamento delle nuove norme sulla malattia che equiparano la degenza domiciliare alla degenza ospedaliera: l’ambito di applicazione riguerderà non solo alle malattie oncologiche ma anche alle gravi patologie cronico-degenerative o che comportano un’inabilità lavorativa temporanea del 100%. O ancora la chance dei congedi parentali riconosciuta sia alla madre che al padre. Tuttavia – come ricorda sempre Acta – “complessivamente i congedi parentali usufruiti da entrambi i genitori non potranno superare il limite complessivo di 6 mesi, anche se solo uno dei genitori fosse iscritto alla gestione separata”.
Fonte: Il sole24ore
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