11 dicembre 2015, sedi dei patronati ACLI, INAS, ITAL E UIL chiuse in tutto il Veneto: la protesta è per garantirne l’attività futura.
Per tutta la giornata operatori disponibili a parlare con la gente, iniziative in tutti i capoluoghi di provincia, e a Verona “i Patronati in campo” con presidio allestito davanti alla Prefettura l’11 dicembre i patronati resteranno “chiusi ma per essere aperti in futuro”. Questo slogan, affisso davanti a tutte le 167 sedi venete dei patronati di Cgil Cisl Uil e delle Acli, riassumerà il senso della giornata di protesta contro il nuovo taglio di 28 milioni di euro inserito dal Governo nella Legge di Stabilità che, se attuato, metterebbe in gioco la possibilità di continuare ad assicurare i servizi oggi resi gratuitamente ai cittadini.
Si tratta di quasi 700.000 lavoratori, pensionati e loro famiglie che ogni anno in Veneto si rivolgono a Inas Cisl, Inca Cgil, Ital Uil ed Acli per chiedere consulenza su pensioni, prestazioni di sostegno al reddito (assegni familiari disoccupazioni maternità), invalidità civile, infortuni e malattie professionali, rinnovo permessi di soggiorno, e per molte altre prestazioni che li aiutano ad orientarsi in materie spesso complesse per esercitare diritti di cui a volte non sono nemmeno a conoscenza.
La giornata di chiusura delle sedi sarà tutt’altro che tacita e priva di contatti con gli utenti. Davanti al luogo sede di presidio organizzato in ogni capoluogo di provincia ci saranno tutti gli operatori dei quattro Patronati della singola provincia con la propria pettorina (la stessa esibita il 9 dicembre davanti a Montecitorio in concomitanza col dibattito parlamentare) che spiegheranno, a coloro che si avvicineranno, i motivi della campagna di mobilitazione, invitando a dichiarare il proprio sostegno a favore dei patronati con un selfie da postare in rete (sito internet: www.tituteliamo.it; facebook: facebook.com/tituteliamo; twitter: #tituteliamo).
A livello regionale si aggiunge a Venezia un momento di particolare visibilità denominato “i patronati in campo” con gazebo allestiti davanti alla sede della RAI.
Non è certo la mancanza di iniziativa che manca agli operatori dei patronati, abituati a lavorare con le persone nelle città e nelle località più sperdute e con modalità del tutto opposte a quelle del burocrate che compila acriticamente carte. I lavoratori, i cui contributi alimentano il fondo patronati su cui il Governo vuole ora mettere le mani, conoscono bene queste peculiarità e sanno anche che i patronati sono un elemento essenziale per far funzionare la stessa amministrazione pubblica che altrimenti, per garantire le stesse prestazioni (e non con la stessa “qualità umana”), dovrebbe spendere quasi il doppio delle risorse.
Per questo la campagna sta riscuotendo tantissime adesioni, rinnovando la stessa attenzione ricevuta l’anno scorso in occasione del pesantissimo taglio prospettato (poi ridotto a 35 milioni di euro) che vide 1.200.000 cittadini (di cui oltre 100.000 nel Veneto) sottoscrivere la petizione a sostegno dei Patronati.
Ciò che oggi indigna molti è il fatto che, dopo la decurtazione del 2015, si torni nuovamente a tagliare visto che, essendo rimasti immutati i protagonisti e le motivazioni, le decisioni già assunte l’anno scorso dal Parlamento avrebbero dovuto rimanere valide per tutta la legislatura. Non a caso lo stesso Servizio Tecnico di Camera e Senato sulla Legge di Stabilità sostiene che “andrebbe attentamente ponderata la effettiva praticabilità di ulteriori riduzioni degli stanziamenti alla luce dei ripetuti interventi già operati in precedenza.”
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