Il 25 Novembre è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita nel 1999 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
È stata scelta questa data perché il 25 Novembre 1960 le tre sorelle Mirabal, impegnate contro la ferocissima dittatura che imperversava nella Repubblica dominicana, mentre andavano a trovare i loro mariti in prigione, furono bloccate per strada dagli agenti del Servizio di informazione militare e condotte in un luogo nascosto, dove vennero torturate, massacrate di botte, strangolate e gettate poi in un precipizio a bordo della loro auto per simulare un incidente.
Le Nazioni unite hanno deciso di istituire questa Giornata affinché l’intero mondo rifletta e realizzi attività di sensibilizzazione relative al drammatico fenomeno della violenza contro le donne, reale e sempre attuale. Tale fenomeno è infatti la prima violazione dei diritti fondamentali delle donne; non riguarda solo i Paesi in guerra, sotto dittatura o con gravi disagi sociali: in Europa è la prima causa di morte e invalidità permanente per le donne tra i 16 e i 44 anni, la violenza uccide le donne più del cancro, delle guerre e della mafia. In Italia l’Istat ci dice che ogni 3 morti violente, una è una donna uccisa dal proprio partner.
Nel 2013 i femminicidi sono stati 140, nei primi sei mesi del 2014 76; si parla di femminicidio quando una donna viene uccisa in quanto donna, per annientarla, assoggettarla e cancellarne l’identità. Anche la nostra Verona non è purtroppo esente da tutto questo, ricordiamo infatti la recente uccisione di Lucia Bellucci per mano del giovane avvocato Vittorio Ciccolini e l’accoltellamento di Laura Roveri da parte del giovane commercialista Enrico Sganzerla.
Ma i femminicidi o i tentati femminicidi sono solo la punta dell’iceberg del problema, il tragico epilogo; prima ci sono le violenze fisiche, sessuali, psicologiche ed economiche. Da non dimenticare, infine, che molto spesso la violenza sulle donne donne avviene tra le mura domestiche e quindi molto spesso bambini e bambine sono spettatori di quest’incubo: subiscono violenza assistita, che genera danni enormi, anche più gravi della violenza subita direttamente. Aiutare una donna, quindi, vuol dire anche aiutare i suoi figli e le sue figlie.
A Verona è presente da 24 anni l’associazione di volontariato Telefono Rosa, che offre ascolto e consulenze gratuite a donne vittime di violenza, nonché azioni di sensibilizzazione di istituzioni e opinione pubblica, anche con interventi mirati per le scuole medie, superiori e università. Da più di dieci anni è presente, presso il Comune di Verona, anche il Centro antiviolenza Petra, che offre ascolto, consulenze gratuite e ospitalità temporanea.
La violenza sulle donne riguarda tutti e tutte, uomini e donne. Solo insieme possiamo affrontare questo gravissimo problema. Il primo obiettivo dev’essere quello di non far sentire sole queste donne e di farle uscire dall’isolamento in cui spesso si trovano.