Processo Amianto


Ofv e Fonderie Galtarossa: non vennero adottate tutte le misure necessarie per tutelare la salute dei lavoratori.
Al via oggi il processo per accertare le responsabilità relative ai decessi per contaminazione da amianto. Si è tenuta stamattina, infatti, in tribunale a Verona, la prima udienza che vede imputate sette persone per accertare la responsabilità nel contagio e nel conseguente decesso di cinque lavoratori. Di fatto però bisognerà attendere il 22 settembre, termine fissato dal giudice Livia Magri, entro il quale deciderà se acquisire agli atti, come richiesto dall’accusa, anche le sentenze depositate dai colleghi del civile che riconoscono il danno alla salute e condannano le aziende al risarcimento.
Ora però non si parla di danno ma di omicidio colposo, per il quale sono sette i rinviati a giudizio.

Gli imputati. Si tratta dei componenti del cda dell’epoca delle Officine e Fonderie Galtarossa, facenti capo allora al Gruppo Riva e di Officine Ferroviarie Veronesi, azienda del Gruppo Biasi: Zeno Colò Peretti (79 anni), Maria Gini (67), Renato Bighelli (69); degli allora direttori tecnici Alberto Azzini (66) e Giulio Claudio Mazzini (80) e dei medici Nadia Gabardi (76) e Osvaldo Zecchinato (75). Questi dovranno rispondere delle morti di cinque operai, mentre il solo Peretti Colò è imputato anche per il decesso di altri due ex dipendenti.

Il capo d’imputazione. “Non vennero adottati adeguati mezzi di protezione dall’esposizione all’amianto, largamente impiegato dalle aziende amministrate nell’attività di costruzione, riparazione, demolizione e bonifica delle carrozze ferroviarie e la cui cancerogenicità era conclamata fino dagli anni ’70”.
All’epoca l’amianto era infatti largamente impiegato dalle aziende ma, per il procuratore aggiunto Angela Barbaglio non vennero adottate tutte quelle misure che si erano rese necessarie al fine di tutelare la salute dei lavoratori, pur sapendone la pericolosità.

Le vittime. Fiorenzo Morotti faceva il carpentiere-saldatore e morì nel dicembre 2002 per mesiotelioma pleurico. Stesso destino di Giorgio Marcomini, carpentiere-falegname, deceduto nel luglio del 2003. La stessa cosa accaduta a Mario Angelini, verniciatore, che smise di lavorare nel 1991 e morì nel dicembre 2009 per mesiotelioma pleurico. Come Alberto Bicchierai che era invece un riparatore nelle officine ferroviarie, dove lavorò fino al 2001 e morì per un carcinoma polmonare dieci anni dopo. O come Viviana Nave, impiegata amministrativa nell’ufficio paghe e poi nella segreteria responsabile riparazioni che morì per mesotelioma peritoneale nel gennaio di quasi 4 anni fa.

Per l’accusa. La cancerogenità dei materiali era conclamata fin dagli anni ’70 tant’è che, si legge nell’imputazione, i mezzi a disposizione per evitare l’esposizione erano previsti.
Si trattava di sostituire l’amianto con sostanze non nocive, anche se più costose, quali lana di roccia o fibra di vetro, e per l’accusa sarebbe stato doveroso non solo informare i lavoratori ma sottoporli a visite mediche specifiche di controllo. Tra le precauzioni che avrebbero dovuto essere adottate c’era non solo la conservazione in luoghi chiusi e protetti dell’amianto da utilizzare ma anche la sua sottoposizione a piogge periodiche per ridurne la volatilità piuttosto che l’installazione di efficaci impianti di aspirazione nei locali in cui veniva lavorato o l’adozione, da parte dei lavoratori, di maschere idonee, tute e guanti protettivi.
Accorgimenti che per la procura non vennero adottati o ordinati dagli imputati che risponderanno, quindi, in cooperazione, ognuno considerando il ruolo esercitato al tempo, dirigenziale, tecnico o sanitario.

Il rinvio. Si attende ora il 22 settembre, quando, durante la seconda udienza, il giudice si esprimerà sull’opportunità di assumere i dispositivi di sentenza già depositati dai colleghi del civile e definirà le liste di comparizione dei testi. Sono infatti più di 50 i testimoni presentati dall’accusa, il che lascia presagire un processo lungo e articolato, al quale prenderanno parte anche le famiglie i dei cinque operai, costituitesi parte civile.


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