Il 5 marzo 2015 la Segreteria Nazionale della Fit ha consegnato al Parlamento la proposta di legge di iniziativa popolare, tesa a modificare la legge 146/90 sulla regolamentazione dell’esercizio di sciopero, per contrastare l’indebito arricchimento, in occasione degli scioperi nazionali, delle aziende che svolgono servizi di pubblica utilità.
Si tratta dell’atto conclusivo di un iter procedurale che ebbe inizio con il deposito della proposta di legge in Corte di Cassazione il 29 luglio scorso ad opera di un Comitato Promotore composto da 14 persone.
Ebbene: quelle 14 persone si sono moltiplicate, in questi mesi, fino a diventare ben 80.493! Quindi, quella che era un’idea della Fit Cisl è, oggi, una rivendicazione dei cittadini, reclamata ad alta voce da un coro di decine e decine di migliaia di italiani.
Evidentemente l’intuizione era giusta: proporre una legge che prevedesse una penalizzazione a carico delle aziende che svolgono servizi pubblici, nei casi in cui i relativi servizi non vengano erogati; che prevedesse il rimborso della quota di abbonamento che i cittadini non possono sfruttare perché c’è uno sciopero; che prevedesse la gratuità del servizio durante le fasce di garanzia.
I contributi pubblici che le aziende dovessero introitare senza aver erogato il servizio (quindi nemmeno pagando il salario e risparmiando costi vari di esercizio come il carburante), affinché non diventino “indebito arricchimento”, secondo la proposta di legge dovranno essere devoluti al fondo bilaterale di
solidarietà degli autoferrotranvieri per le politiche attive del lavoro e le azioni di sostegno al reddito in caso di crisi aziendale.
In buona sostanza l’iniziativa si prefigge lo scopo di dare maggior efficacia allo sciopero, allo scopo di renderne sempre meno necessario il ricorso.
La grande adesione ottenuta, per la Fit, rappresenta uno straordinario successo (sarebbero state sufficienti 50.000 firme e ne sono arrivate oltre 80.000), ma l’elemento più significativo di questa entusiasmante avventura è stato quello di aver avuto l’occasione di parlare con tantissima gente: nelle metropolitane,nelle stazioni, nelle piazze, nei mercati ed in ogni luogo di pubblico incontro.
In un periodo, come quello attuale, in cui i messaggi arrivano tramite spot, nei talk show, nella comunicazione studiata e costruita non per informare correttamente, ma per far valere a tutti i costi le ragioni di parte, le migliaia di delegate e delegati della Fit, in ogni città ed in ogni comune del Paese, hanno potuto parlare con i cittadini, proponendo la nostra iniziativa ed ascoltando le loro opinioni.
Ora la palla passa agli uffici del Parlamento che dovranno svolgere i controlli di routine per poi inviare il testo della proposta di legge ad una delle commissioni di Montecitorio.
Ci auguriamo che, nel più alto luogo di espressione democratica del nostro Paese, trovi adeguato ascolto la richiesta di tutti gli italiani che hanno sottoscritto la nostra proposta.