Lo smart working è la nuova frontiera per un lavoro più agile; se prima mancava il quadro normativo di riferimento, con il Jobs Act sembrerebbe esserci una spinta in avanti, per la promozione di un sistema lavorativo che permetterebbe innanzitutto una corretta conciliazione della vita personale e professionale.
Lo smart working non è il telelavoro: non importa da dove lavori, importano i risultati che porti; il vantaggio sarebbe quindi anche l’aumento della produttività.
Con le nuove norme si affronterà anche la questione dell’assicurazione dei dipendenti; ad oggi molte aziende che scelgono lo smart working devono stipulare assicurazioni integrative ma con le nuove regole si partirà dal presupposto che il rischio a casa non è maggiore di quello al lavoro e quidi le aziende avranno meno oneri.
Inoltre si stabilirà che il trattamento economico e normativo del lavoro agile sia pari a quello svolto in azienda e si fissa in 30 giorni l’anticipo da dare per tornare alle modalità di lavoro «normale» (sia per l’azienda che per il lavoratore).
Fissati questi punti, sembrerebbe esserci ampio margine d’azione per la contrattazione collettiva e aziendale; non risulterebbero però stanziamenti di risorse per favorire lo smart working,
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